Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Landini: «Grandi opere al Sud con l’aiuto degli investitori»
A Bari il segretario della Cgil lancia l’idea: obbligazioni per finanziare le infrastrutture
Il risparmio dei meridionali soltanto in minima parte è investito al Mezzogiorno
Occorre accelerare le opere che mancano: ferrovie, scuole, ospedali e asili
” Bisogna riprendere a fare politica industriale Cosa in questi anni fatta poco
Un’obbligazione bancaria che possa essere di supporto allo sviluppo infrastrutturale del Sud. Un meccanismo finanziario in grado di generare un effetto moltiplicatore: investire risorse dei risparmiatori (adeguatamente remunerate) destinando i fondi al completamento di grandi opere che attendono l’ultima tranche di stanziamenti.
È l’idea lanciata dalla Cgil nel corso dell’incontro sul tema «Ruolo del sistema finanziario assicurativo nel Mezzogiorno» organizzato a Bari dalla Fisac nazionale. All’appuntamento ha preso parte anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ha rilanciato l’idea di un grande piano per il Meridione mettendo da parte il filone dell’autonomia differenziata. «La cosa che è emersa con molta forza anche nel corso del dibattito — ha commentato Landini — è che il risparmio degli abitanti del Mezzogiorno viene investito nel Sud solo in minima parte. Sarebbe necessario inventarsi delle forme di sostegno del sistema bancario in grado di incentivare e accelerare la costruzione delle opere infrastrutturali che mancano: ferrovie, ma allo stesso tempo scuole, ospedali, asili».
Lo strumento ipotizzato è appunto l’obbligazione. Come funzionerebbe? «È abbastanza semplice — chiarisce Giuliano Calcagni, segretario generale della Fisac Cgil — si propone agli investitori la sottoscrizione di un’obbligazione con garanzia per il capitale e la remunerazione. Ovviamente si destinerebbero tali risorse alle sole opere strategiche da ultimare».
Sul fronte delle riforme strutturali Landini ha invitato l’esecutivo a eliminare dall’agenda quei provvedimenti che dividono più che unire: «Credo che sia assolutamente importante smetterla di parlare di autonomia differenziata, perché noi, al contrario, oggi abbiamo bisogno di un governo democratico integrato, non di aumentare le divisioni e le differenze. Abbiamo bisogno di rilanciare un’idea di Paese e di Europa totalmente diverse». Infine, un accenno al lavoro stabile e alla programmazione condivisa. «Mi preoccupa ArcelorMittal, come mi preoccupa Alitalia e come mi preoccupa Whirpool — ha concluso Landini —, è necessario ricominciare a fare politica industriale. Cosa che in questi anni è stata fatta poco; e mai come adesso c’è bisogno di affrontarla».
«L’abbiamo scritto nelle nostre piattaforme, ripetuto in decine e decine di iniziative pubbliche — sostiene Giuseppe Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia — guardare al Sud e al suo rilancio economico e sociale come opportunità di crescita dell’intero Paese. Ora queste parole d’ordine sono scritte nero su bianco in un documento unitario condiviso con Cisl e Uil e la stessa Confindustria, e che sarà la base del confronto con il Governo».
Anche sul fronte bancario si punta allo sviluppo. «Credo sia necessaria la realizzazione del grande piano regolatore di sviluppo del Sud — ha detto a Bari Rosario Giacomo Strano, chief operating officer di Intesa Sanpaolo — un piano che partendo dalle peculiarità dei singoli territori, faccia convergere tutti i provvedimenti legislativi e gli interventi economici di sostegno».