Corriere del Mezzogiorno (Campania)
CHIAROMONTE «ERETICO» DA RICORDARE
Nicola Chiaromonte è stato un uomo profondamente attaccato alle sue radici meridionali e appassionato di Napoli e della sua cultura. In una delle lettere del 1969 a Mushka (nomignolo dell’amica suor Jerome, con la quale intrattenne un intenso scambio epistolare) lo scrittore e saggista scrive, a proposito degli scugnizzi che sciamano su via Caracciolo: «Questi bambini dell’Italia meridionale sono fra i più belli del mondo perché nati proprio dalla terra — dalla natura dalle pietre e dalla povertà — puri. Solo che cambiano troppo presto, a quindici o sedici anni sono molti diversi, se non corrotti, sbagliati — presi in mezzo fra la natura e i gadgets. E tuttavia a Napoli persino i gadgets sembrano talvolta umanizzati, persino gli orribili oggetti in plastica». Questa purezza antropologica di Napoli rientra nella linea di pensiero che apparenta Chiaromonte a Pasolini e di questa parentela si parla nel bel libro di Filippo La Porta, Eretico controvoglia (Bompiani) dedicato appunto a Nicola Chiaromonte con il sottotitolo Una vita tra giustizia e libertà. Uno dei capitoli è intitolato proprio «Laici aperti al sacro: un parallelismo con Pasolini». Attraverso questo e altri legami intellettuali, La Porta delinea la fisionomia di un personaggio dai tratti decisamente originali nel proprio tempo, troppo radicale per gli appartenenti alla cosiddetta «Terza Via», che pure frequentò a lungo, e troppo borghese per la sinistra più radicale, Chiaromonte mantenne in tutta la sua vita una autonomia esemplare e dimostrò interesse spiccato per le più innovative sperimentazioni internazionali, testimoniato dall’attività nella rivista «Tempo presente» di cui fu cofondatore. La Porta ce lo racconta in una forma di saggio quasi narrativo, portandoci per mano lungo i luoghi delle sue passeggiate romane. E mostrandoci la forza di un maestro oggi poco conosciuto o poco frequentato, capace di mostrarci che «il successo e il potere sono illusioni, mentre la nostra esistenza — di solito frammentaria, lacunosa — può ad ogni momento tradursi per noi in una immagine che illumina il nostro destino».