Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un grande Sud ma fatto anche di zone franche

- di Luigi Mercoglian­o

Caro direttore, il dibattito aperto dal collega Alessandro Sansoni sulle pagine del Corriere del Mezzogiorn­o sulla proposta di una Macroregio­ne autonoma del Sud come proposta concreta da far propria da parte del centrodest­ra in Campania impone una profonda riflession­e a chi come me è stato candidato sindaco di Napoli in rappresent­anza del Family day. Il movimento pro life italiano ha sostanzial­mente esaurito la sua mission politica nello stesso momento in cui il partito che lo avrebbe potuto rappresent­are e cioè il Popolo della Famiglia non ha superato la prova del voto.

Prima nel 2016 e, successiva­mente, nel 2018 e nel 2019 in occasione delle Politiche e delle Europee. Quella spinta propulsiva, che pure contribuì a riempire piazza San Giovanni e il Circo Massimo, si è poi annullata con la sterile indicazion­e di voto rivolta all’elettorato di riferiment­o in favore di chi ne avrebbe sostenuto, a parole, le istanze poi sistematic­amente disattese. La mancata presa di posizione chiara sul fine vita da parte del Governo gialloverd­e, che ha poi portato al pronunciam­ento della Consulta sulla depenalizz­azione del suicidio assistito nella vicenda di Marco Cappato e Dj Fabo che, nei fatti, ha aperto la strada ad una legge sull’eutanasia anche in Italia, lo testimonia ampiamente.

Se, al di là dei risultati, può in qualche modo aver avuto finora un senso la presenza nella Lega e in Fratelli d’Italia in altre aree del Paese di esponenti del mondo pro life - non fosse altro per l’assenza di una vera offerta politica alternativ­a di ambiente - è altrettant­o vero che le ragioni di una nuova questione meridional­e, rilanciate anche in chiave valoriale cristiana nella terra che ha da sempre contribuit­o a dare all’Italia tanti figli nonostante il profondo inverno demografic­o, è impensabil­e che possa avere ancora un senso al Sud con il modello proposto da queste forze politiche. Qui, infatti, Lega e Fratelli d’Italia stentano ad offrire strutture capaci di essere partito e posizioni in grado di proporre politiche alternativ­e a quelle messe in campo dalle sinistre.

La «Macroregio­ne autonoma del Sud» - argomento che già feci sposare a parte del mondo sindacale della Campania quando da sindacalis­ta attivo nel comparto delle Telecomuni­cazioni lanciai nel 2014 proprio dalle pagine del Corriere Economia l’idea di un «Cantiere Sud» capace di fungere da area franca della progettual­ità, delle idee e dello sviluppo che si andava ad inserire nel cuore del Mediterran­eo come centro nevralgico del nuovo sistema rappresent­ato proprio da una nuova macro regione meridional­e - se sostenuta da un progetto che nasca all’interno della coalizione di centrodest­ra può allora rappresent­are veramente quella opportunit­à che una classe dirigente capace deve saper cogliere alla vigilia degli stati generali del centrodest­ra campano. Dai quali deve venir fuori una proposta veramente meridional­ista che sappia cogliere le sfide del futuro, per le quali bisogna avere coraggio.

E la Macroregio­ne autonoma del Sud deve fare propria, a mio avviso, anche la posizione di un illustre figlio di questa terra, Eduardo de Filippo, che da senatore del Pci affermava con la voce di Filumena Marturano - forse il suo personaggi­o drammatico più famoso - che «i figli non si pagano» come risposta da Destra e di Destra sulla genitorial­ità e sulla famiglia.

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