Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il mondo di mio padre, Gustav Herling
Il «mondo a parte» di mio padre
«Èvenuto un soldato del reparto polacco, Gustavo Herling Grudzinski, studioso di filosofia, lettore di miei volumi tradotti in tedesco, appartenente a un gruppo di cultori in Varsavia della mia filosofia; vuole tradurre miei libri in polacco». Così scrive Benedetto Croce in Quando l’Italia era tagliata in due. Estratto di un diario, alla data 21 marzo – 1° aprile 1944.
Alcuni anni dopo nostro padre descrisse il suo incontro con il filosofo a Sorrento, nel racconto Villa Tritone. Interludio bellico in Italia pubblicato nel 1951 e che oggi apre la raccolta dei racconti nei Meridiani di Gustaw Herling, Etica e letteratura: «Croce ci ricevette nel suo studio, ingombro di libri fino al soffitto e già immerso nella penombra del tardo pomeriggio. La conversazione verté sulla campagna di settembre, sulla Germania e sulla Russia. Croce fu gentile, s’informò con interesse di molti particolari, esprimendosi con sincera simpatia sulla Polonia e sui polacchi. [...] Mi alzai, Croce mi accompagnò alla porta aumentando la mia emozione e mi pregò di tornare spesso a trovarlo al Tritone, come tanti altri che “questa guerra crudele aveva strappato dalle loro case natali”». In quella «casa aperta nel senso migliore e più europeo della parola» compose il suo primo scritto in Italia: Guida essenziale della Polonia per i buoni Europei, tradotto dall’ inglese con Elena Croce che lo pubblicò su Aretusa. Da Sorrento partì per il fronte a Venafro, per prendere parte alla battaglia di Montecassino.
Gli anni del dopoguerra e dell’esilio, li trascorse a Roma dove con Jerzy Giedroyc fondò «Kultura»; a Londra dove scrisse Un mondo a parte,ea Monaco di Baviera a Radio Free Europe. A Monaco rivide Lidia Croce: si sposarono nel 1954 e si trasferirono a Napoli. Nella casa in via Crispi ha «fondato una famiglia» ed ebbe il suo studio, nel quale ritornò alla letteratura. «Raramente mi accade di scrivere qualcosa oltre degli appunti in un luogo diverso. Poiché la cosa più importante per me è concentrarmi nella solitudine. Scrivo il Diario la notte, nel senso che lo abbozzo in brutta e la mattina dopo mi metto a limarlo e ripulirlo» si legge in una lettera a Sawicka del 1997. Qui, nella sua Napoli «dove ha trascorso oltre la metà della sua vita», ha composto i racconti e il Diario scritto di notte, ha tessuto relazioni di respiro europeo e internazionale con la sua sterminata pubblicistica su quotidiani e riviste. La città cominciò a scoprirne la presenza, quando «la riconquista dell’indipendenza e democrazia in Polonia» lo fecero «risuscitare in patria» e gli consentirono i viaggi, a partire dal memorabile del 1991, che rasserenarono i suoi ultimi, radiosi per lui e per noi, anni.
Lungo la traccia di questo percorso, oggi il suo patrimonio intellettuale è testimoniato in Italia dai Meridiani che raccolgono Un mondo a parte dall’ultima edizione negli Oscar moderni; la scelta in gran parte inedita del Diario e dei Racconti. Il suo archivio depositato nella Fondazione «Biblioteca Benedetto Croce», con il catalogo curato dalla Biblioteca Nazionale di Varsavia è fonte inesauribile per arricchire la conoscenza dello scrittore.
Nel celebrare il centenario dalla nascita, nel denso programma del Festival letterario che l’Istituto Polacco di Roma e il Comune di Napoli, con l’Istituto italiano per gli studi storici, le Università Suor Orsola e L’Orientale, enti e associazioni di Napoli e della Polonia, dedicano a Gustaw Herling, non dobbiamo dimenticare il luogo dove visse e testimoniò nella quotidiana opera, la storia e memoria del Novecento, il suo «mondo a parte». Lo hanno ricordato i tre Presidenti della Repubblica di Polonia, Italia e Germania che vi furono accolti il 20 novembre 2012; ce lo ricorda l’esclamazione nel suo Diario 1957: «Da oggi ho una mia stanza. Che gioia! A Room of One’s Own! Andiamo a Paestum e a Palinuro. Porto con me un piccolo taccuino».