Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’impegno del governatore: ok alla Casa del cinema
Stati generali, il governatore chiude. Fiori a Rosanna Purchia
Una leva di quasi settecento operatori culturali, cinquecento interventi divisi in sei tavoli tematici e due giorni di lavoro: sono i numeri degli Stati Generali della cultura convocati dal governatore della Campania Vincenzo De Luca a Palazzo Reale.
NAPOLI Una leva di quasi settecento operatori culturali, cinquecento interventi divisi in sei tavoli tematici e due giorni di lavoro: sono i numeri degli Stati Generali della cultura convocati dal governatore della Campania Vincenzo De Luca a Palazzo Reale che ieri ha presieduto la mattinata finale, coordinata da Alessandro Barbano.
«È una giornata importante per la Campania» ha detto il governatore. «Esco da questa due giorni con una sensazione di speranza. Dobbiamo guardare avanti con fiducia e se riusciamo a darci una disciplina la regione può acquisire un ruolo di egemonia culturale a livello nazionale e internazionale. Provate a ricordare quante volte nei discorsi governativi si parla di organizzazione culturale: quasi mai. Tweet e accapigliamenti quanti ne volete. Io invece ho sentito l’esigenza di sollecitare il mondo della cultura a un confronto con la politica, consapevole che l’arte non deve snaturarsi perché ha un suo statuto autonomo». De Luca ha ascoltato lungamente i sei relatori degli altrettanti panel — Elda Morlicchio, Marianella Pucci, Stefano Consiglio, Gaetano Manfredi, Titta Fiore e Ruggero Cappuccio — dopo aver consegnato un mazzo di fiori a Rosanna Purchia (il cui mandato al San Carlo scade il 30 marzo).
Le proposte non finiscono però con gli Stati Generali. Da oggi e per quindici giorni sarà possibile inviare idee attraverso il sito della Regione. Qui, arriveranno anche le integrazioni alle sintesi dei sei tavoli che insieme suggeriranno la redazione di un Documento programmatico regionale sulla cultura: sintesi nelle quali alcuni dei protagonisti non si sono riconosciuti. È proprio il caso di un tavolo strategico, quello sullo spettacolo dal vivo che, promettono gli operatori, andrà integrato.
Ecco un florilegio di proposte: azioni finalizzate a sensibilizzare la collettività per rimuovere episodi di intolleranza nei confronti delle comunità straniere; nuove tecnologie digitali per ottimizzazione delle risorse (centralizzare servizi in vari campi, editoria, museale...); creazione di una rete di musei per migliorare il rapporto tra grandi e piccoli attrattori e aiutare le realtà minori a rispettare gli standard nazionale; promuovere azioni dirette a favorire il legame tra turismo e cinematografia; supporto alla nascita di nuove imprese culturali (soprattutto con obiettivi sociali); ampliare la durata dei finanziamenti dello spettacolo dal vivo su base triennale, un’esigenza che se soddisfatta può dare maggiore stabilità e qualità all’intero settore, soprattutto per le piccole realtà. Da tutti è stata indicata come centrale la formazione di nuove figure professionali. Qualche proposta è stata immediatamente recepita da De Luca: «Mi intriga l’idea di una sala pubblica per il cinema (la Casa del cinema di cui aveva parlato Fiore ndr) come luogo permanente di incontro».
E la cultura per il governatore è anche il mezzo per salvare la democrazia in crisi. «La politica può tutto? Non è più cosi. Le istituzioni perdono i poteri decisionali a vantaggio del mondo della finanza, ad esempio». E il pericolo viene anche dalla rete. «Penso agli effetti delle dipendenze da videogioco. La rete può avere conseguenze devastanti, è un problema drammatico che richiede una regolamentazione. L’evoluzione tecnologica non deve essere distruttiva, dobbiamo coglierne le opportunità senza perdere l’anima. Ecco perché ho richiamato il mondo della cultura al dovere di essere parte attiva nella crescita della società».
Duri gli attacchi al governo nonostante la presenza lunedì del ministro Dario Franceschini. «Non è un governo vero, è un accordo tra gentiluomini ma traboccante di un trasformismo intollerabile. In Campania si potrebbe varare un distretto turistico che farebbe alzare il Pil del 5%. Potremmo fare tante cose. Ma con chi parli? Qui il trend è che fra trenta anni ci sarà la metà della popolazione. Credo che la cultura possa aiutare a trovare gli anticorpi verso le tendenze degenerative e ad aprire uno spazio verso la modernità». E rivendica: «Rispetto a quattro anni fa abbiamo fatto un miracolo». Eppure «l’arte contemporanea può vantare il Madre che è diventato uno dei musei più accreditati al mondo, non lo stesso possiamo dire di architettura e design: la moderna identità dei giovani si costruisce sulle mutazioni urbanistiche. In questo dobbiamo fare di più».
Intervento puntellato da una ricca bibliografia. Autori più citati Alexis de Tocqueville, Francesco De Sanctis e Benedetto Croce.