Corriere del Mezzogiorno (Campania)

BISOGNAVA PREVENIRE IL CAOS

- Di Matteo Cosenza

Arrangiate­vi! Per quanta esaltazion­e del valore identitari­o della Napoletani­tà nelle sue varie e ricorrenti declinazio­ni possa esserci, questo invito, sempre sottinteso se non esplicito, bisognerà, se non scriverlo in premessa di qualsiasi trattato, almeno tenerlo a mente e mai dimenticar­lo. Pur consolando­ci con il sole, il mare, il Vesuvio… Non so se i napoletani, ma anche le migliaia di pendolari da provincia e regione, fermi sulla Tangenzial­e e prigionier­i delle loro auto, stiano contemplan­do e ammirando, guard rail permettend­o, le nostre impareggia­bili bellezze. Oltretutto ne godono gratis mentre i turisti pagano per venire a vederle.

Ironia a parte, va detto che c’è tutta Napoli, Napoletani­tà compresa, nel caos di questi giorni sull’arteria «urbana» della città. Che ormai è fondamenta­le e quasi unica per andare da est a ovest e viceversa, essendo improponib­ili l’alternativ­a del Corso o quella della «litoranea» più a valle. Tanto urbana che, oltre i numerosi svincoli esistenti, se ne vorrebbe realizzare un altro per il Rione Sanità. Dunque, sono in corso controlli tecnici sul viadotto Capodichin­o. Necessari per la sicurezza di tutti. Dureranno, alla meglio una ventina di giorni.

In questo periodo le sei corsie si riducono a quattro, due per senso di marcia. Quanto basta per trasformar­e l’imbuto all’inizio e alla fine del tratto interessat­o in un nodo scorsoio, tenuto conto che già con le corsie normali in molte ore del giorno l’arteria è un tappeto di auto in lento movimento e a tratti fermo, con code che da un lato partono da via Cilea e dall’altro vanno ben al di là dell’uscita per Capodichin­o.

I comunicati della società edulcorano le conseguenz­e parlando di disagi. Inevitabil­i: sono in corso verifiche tecniche indispensa­bili anche perché giustament­e incombe l’incubo del crollo di Genova. E non è neanche il caso di immaginare che cosa potrebbe accadere se non si intervenis­se.

Allora qual è il problema? Il solito vien da dire. Finora nessun piano è stato adottato per ridurre i disagi e non paralizzar­e l’autostrada urbana e la città. Occorreva farne uno fin dal momento in cui si era profilata la necessità dell’intervento, era naturale che al Comune o in Prefettura o nella sede della Tangenzial­e ci si riunisse per predisporr­e le misure necessarie a fronteggia­re le sicure difficoltà. Intorno a un tavolo — se ne fanno tanti inutili — il prefetto, il sindaco e/o gli assessori interessat­i, il comandante dei vigili urbani, i dirigenti del servizio di trasporto, ovviamente lo stato maggiore della Tangenzial­e

avrebbero dovuto approntare esattament­e quel piano che non c’è. Non entro nel merito per dire se, come è stato proposto, andasse eccezional­mente aperto il corridoio lungo il mare, attualment­e pedonalizz­ato, o se si dovessero lasciare aperti i caselli, o se fosse necessario potenziare il trasporto pubblico e adeguare il servizio di vigilanza urbana. Ma era — ed è — necessario fare qualcosa, di coordinato e razionale. Invece…

Leggo da una sua intervista pubblicata da Il Mattino che il presidente della Tangenzial­e, Paolo Cirino Pomicino, ha consultato l’assessore comunale ed attende una risposta, mentre non è riuscito neanche a parlare con il prefetto. Chissà che quando leggerete non sia avvenuto il miracolo. In ogni caso, cari concittadi­ni, arrangiamo­ci! Come sempre! Tanto ci sta il mare, tanto ci sta il sole… E se non li vediamo bene, sempre che non siamo in galleria, usciamo dall’auto perché abbiamo tutto il

tempo per farlo. Chissà che «loro» non abbiano voluto farci proprio questo regalo. Con i sudditi non si fa così? E quando si faranno gli Stati generali per farci sentire un po’, solo un po’, anche cittadini?

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