Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Palazzo Fondi, dall’abbandono a distretto della cultura

Le sue sale abbellite da quadri (poi dispersi) dei più grandi artisti

- Di Ottavio Lucarelli

Riaperto il 13 marzo del 2018 con una coloratiss­ima inaugurazi­one dopo un lungo abbandono, Palazzo Fondi in via Medina è diventato rapidament­e un punto di riferiment­o per la cultura in città. Un vero e proprio distretto che ospita eventi e una sede del Teatro Festival.

nella capitale: la ristruttur­azione continuò lungo tutto il ’700 nelle mani di Gian Giacomo de Marinis che raddoppiò la proprietà acquisendo la parte retrostant­e. Con l’erede Giovanni Andrea de Marinis si ha memoria di una disperata cena di corte svoltasi in Palazzo Fondi nel giorno stesso della sentenza di morte del figlio Filippetto, come estremo tentativo di salvarne la vita: tutto fu vano, e il giovane di 21 anni fu giustiziat­o come giacobino nel 1799 a soli 21 anni.

La fedeltà dei de Marinis ai Borbone era comunque salda e così i beni di famiglia compreso il sontuoso palazzo, restarono alla sola Maria Costanza — principess­a di Striano e di Palazzo San Gervasio, marchesa di Genzano, baronessa di Oppido — che scelse di sposare Giuseppe Sansevero di Sangro principe di

Fondi. È il momento di massimo splendore dell’edificio: i numerosi e vasti ambienti vengono decorati per celebrare la coppia di sposi e la ricchezza dei casati. Secondo il De Dominicis viene affidata al cilentano Paolo de Matteis una prima narrazione oscurata poco dopo dall’opera di Giacomo del Po’ nella celebre galleria di palazzo.

È il momento in cui la nobiltà napoletana fa a gara per decorare le proprie dimore: del de Matteis è ancora oggi possibile ammirare l’affresco con Mercurio, sopravviss­uto alla lunga storia del palazzo. Nella galleria di famiglia, una delle più importanti di Napoli nel ‘700, lo sposalizio di Teti e Nettuno celebrava i fasti della coppia principesc­a insieme con 350 tele che ne inondavano le pareti: accanto a Salvator Rosa e Luca Giordano facevano

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