Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Una questione che peserà sul voto
Alle prossime elezioni regionali in Campania tutti i partiti saranno chiamati ad esprimersi per il rinnovo del Consiglio Regionale e, implicitamente, anche sul tema della Macroregione.
Sostenendo l’iniziativa di Alessandro Sansoni, Presidente del Comitato referendario, il centrodestra, anticipando i tempi, ha ritenuto la Macroregione una delle argomentazioni migliori per rilanciare il Sud. Tematica che convince anche gli altri schieramenti che dovranno così recuperare terreno.
I movimenti meridionalisti identitari, da sempre promotori della Macroregione del Sud e coinvolti sin dall’inizio da Alessandro Sansoni, sono del parere che la proposta della Macroregione debba essere estesa a tutti i partiti in modo che i contenuti possano essere inseriti in un campo molto più ampio di quello che solitamente concede la politica odierna, aprendo così una costruttiva discussione tra i diversi schieramenti politici ed anche eventuali soluzioni sulla questione dell’Autonomia, in quanto la proposta referendaria, che tecnicamente coinvolgeva la sola Campania, ha visto la mobilitazione ed il sostegno delle cariche istituzionali di tutte le Regioni del Sud.
C’è un Sud più vicino all’Europa ora e, può piacere o meno, ma questo ci pone nella progettualità politica in vantaggio rispetto alle regioni del Nord perché nell’ottica dell’Europa post-Brexit la Commissione Europea cerca interlocutori diversi rispetto ai soli Stati Nazionali indicando proprio nelle Macroregioni quelli più plausibili ed appetibili.
C’è da mettere il Sud alla pari con le altre regioni italiane rispetto all’unica azione che non è stata provata per risolvere la Questione Meridionale: accettare il fallimento dello statalismo centrale nato con l’Unità e ripartire dagli schemi pre-unitari senza scatenare il «panico» secessionista. Se tutte le regioni italiane in linea di massima possono essere considerate specchio della realtà preunitaria, perché il Sud deve essere spezzato in sei? E perché poi gridare allo scandalo della «secessione del Sud» se in tanti sono stati conniventi o complici delle mire della Lega?
Se il Regionalismo del 1970 è stato un grave errore per il Sud, cercare di ripararlo abolendo le Province è stato un rimedio peggiore del male in quanto esse, a differenza delle Regioni, non erano certamente una novità per il Mezzogiorno d’Italia, le cui 15 Province, al di qua del Faro, sono state per più di 700 anni l’asse portante per il Regno di Napoli.
Per questo e per tanto altro ancora, il voto che sei milioni di meridionali esprimeranno sul Referendum della Macroregione, andrà ben oltre il quadro ideale dell’attuale centro-destra, ma è destinato a quel risveglio dell’identità dei Popoli di massima attualità in Europa.