Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Avvocati, esami nel mirino Tafuri: la corruzione deve essere combattuta
Dura nota dell’Ordine: una caso grave
Cauta ma decisa. In due
NAPOLI aggettivi si può descrivere la posizione del presidente dell’ordine degli avvocati di Napoli, Antonio Tafuri, sul presunto accordo corruttivo del 2017 per condizionare l’esito della prova scritta di accesso alla professione.
La dichiarazione del presidente è arrivata dopo il blitz dei carabinieri a Castel Capuano, che stanno ora indagando su due impiegati del Palazzo di giustizia: secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero favorito la promozione di alcuni candidati sotto pagamento. «L’esistenza di fenomeni corruttivi genera amarezza, anche per il pessimo esempio che viene offerto alla generazione dei nuovi avvocati», ha esordito Tafuri. L’attenzione si è focalizzata sulla dimostrazione di integrità dell’ordine, anche se fosse dimostrata la colpevolezza degli indagati: «Mi auguro che le persone coinvolte riescano a dimostrare non tanto la loro estraneità, quanto piuttosto l’impermeabilità del sistema degli esami alle manipolazioni esterne». Nel caso in cui invece l’ordine ne uscisse permeabile, «dovremo prendere atto delle risultanze delle indagini e valutare le condotte con obiettività e con lo scrupolo imposto dalla gravità del caso», conclude Tafuri. «Il nostro consiglio segue con attenzione gli sviluppi e confida nella trasparenza e correttezza dei commissari di esame nominati per la prossima sessione di dicembre».
Oltre a questa situazione, sono ore importanti per l’ordine forense napoletano. Ieri nelle sale del consiglio dell’ordine è stato infatti presentato l’organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento: il consiglio direttivo dovrà garantire celerità, professionalità e trasparenza della gestione a chi si rivolge all’organismo. Al suo fianco il consigliere tesoriere Elena De Rosa, il referente Massimo di Lauro e il segretario Sergio Longhi, oltre agli altri componenti del consiglio direttivo, Loredana Capocelli, Ilaria Imparato, Giuseppe Camerlingo, Sergio Neri e Gaetano Pilato.
Un’importante eco ha avuto anche la nomina dell’avvocato napoletano Francesco Caia alla vicepresidenza dell’Oiad (Osservatorio internazionale degli avvocati in pericolo), al termine dei lavori dell’assemblea a Madrid. Una consacrazione di peso per l’avvocato impegnato da anni sul fronte dei diritti umani: l’Oiad, fondato nel 2015 dai consigli nazionali forensi di Italia, Spagna, Francia e dall’ordine di Parigi, ha come scopo la difesa degli avvocati minacciati nell’ambito dell’esercizio della loro professione. Il nuovo vicepresidente coordinerà le attività dell’Osservatorio, gestire gli allarmi ricevuti e offrire sostegno sul campo. Anche da questi segnali parte il tentativo, cauto ma deciso, degli avvocati napoletani di riscattare la propria immagine, che potrebbe essere inquinata da pochi soggetti corruttibili.