Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Affondo del cardinale Sepe ai manager della Whirlpool: fate promesse poco credibili
Il racconto del presule agli operai ieri in visita in Curia. Oggi altra protesta
Gli operai dello stabilimento
NAPOLI Whirlpool di Napoli, nella loro difficile vertenza e per evitare la chiusura della fabbrica dal prossimo primo novembre, non sanno davvero più a quale santo votarsi. E così hanno chiesto ed ottenuto anche un appoggio dalla Chiesa ed in particolare dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che proprio ieri ha ricevuto in curia alcuni di loro.
La notizia è stata diffusa dagli stessi lavoratori su istruzioni ben precise del cardinale. «Ci ha detto — hanno sottolineato alcuni operai Whirlpool — di diffondere noi la notizia di questo incontro e delle sue parole. Il cardinale — hanno aggiunto i lavoratori — ha espresso la sua vicinanza alla nostra vertenza, sostenendoci anche spiritualmente. Appena ci ha incontrato ci ha chiesto come stessimo vivendo il momento e ci ha espresso parole di conforto e vicinanza. Poi ci ha portato a conoscenza di un incontro avvenuto con la dirigenza Whirlpool alcuni giorni dopo la sua invettiva sulla vertenza, durante l’omelia della celebrazione di
San Gennaro. Ha ascoltato la Whirlpool, ma ci ha subito detto che le promesse che facevano sull’affidabilità e solidità della nuova società che proponevano, gli erano apparse poco concrete e poco credibili».
Gli operai raccontano di più: «La sua risposta alla dirigenza Whirlpool è stata quella di non disimpegnarsi da Napoli e trovare tutte le soluzioni per rimanere con la proprietà e per garantire futuro e tranquillità ai lavoratori di Napoli e del suo indotto. Da parte nostra abbiamo detto al cardinale che la soluzione per salvaguardare tutti i lavoratori e l’indotto, rimane la produzione di lavatrici nel sito. Nel salutarci ci ha promesso di chiamare al più presto la Santa
Sede, così da poter avere risposta per un possibile incontro con Papa Francesco. E ha chiuso con ’a Maronna v’accumpagna». E su Whirlpool ieri sono intervenuti i leader nazionali di Uil e Cgil: «Ci sono tante vertenze aperte su cui si sta andando da un rinvio all’altro. Bisogna fare una regola che imponga alle multinazionali — ha spiegato il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo, parlando della vertenza della fabbrica di via Argine — se decidono di lasciare il Paese, di restituire tutto il maltolto che negli anni hanno accumulato dalle risorse del Paese. Altrimenti continueranno a depredare il territorio».
«Whirlpool — ha affermato il segretario generale della Cgil,
Maurizio Landini — non sta rispettando un accordo che ha firmato. E’ evidente che c’è bisogno che il governo insieme con noi faccia capire che non può non rispettare un accordo. Non è accettabile che multinazionali che hanno preso impegni decidano ad un certo punto di non rispettarli e andarsene. Non è accettabile né per il Paese né per i lavoratori. La soluzione — ha aggiunto Landini — non può essere andare quella di andare a vedere le carte dell’acquirente, le prime carte che si sono viste non sono positive. E poi c’è un accordo che va rispettato, non può esserci un disimpegno, e le responsabilità devono restare in capo alla multinazionale che deve fare investimenti e mantenere la produzione».
Questa mattina i lavoratori della Whirlpool tornano a manifestare con un’altra azione dimostrativa a sostegno della vertenza: alle ore 8.30 si ritroveranno in piazza Municipio a Napoli. Poi effettueranno un sit in nella galleria del mare nel porto partenopeo.
I lavoratori
Ha promesso di chiamare la Santa Sede al più presto, per poter avere risposte su una possibile udienza con Papa Francesco