Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Affondo del cardinale Sepe ai manager della Whirlpool: fate promesse poco credibili

Il racconto del presule agli operai ieri in visita in Curia. Oggi altra protesta

- Paolo Picone

Gli operai dello stabilimen­to

NAPOLI Whirlpool di Napoli, nella loro difficile vertenza e per evitare la chiusura della fabbrica dal prossimo primo novembre, non sanno davvero più a quale santo votarsi. E così hanno chiesto ed ottenuto anche un appoggio dalla Chiesa ed in particolar­e dall’arcivescov­o di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che proprio ieri ha ricevuto in curia alcuni di loro.

La notizia è stata diffusa dagli stessi lavoratori su istruzioni ben precise del cardinale. «Ci ha detto — hanno sottolinea­to alcuni operai Whirlpool — di diffondere noi la notizia di questo incontro e delle sue parole. Il cardinale — hanno aggiunto i lavoratori — ha espresso la sua vicinanza alla nostra vertenza, sostenendo­ci anche spiritualm­ente. Appena ci ha incontrato ci ha chiesto come stessimo vivendo il momento e ci ha espresso parole di conforto e vicinanza. Poi ci ha portato a conoscenza di un incontro avvenuto con la dirigenza Whirlpool alcuni giorni dopo la sua invettiva sulla vertenza, durante l’omelia della celebrazio­ne di

San Gennaro. Ha ascoltato la Whirlpool, ma ci ha subito detto che le promesse che facevano sull’affidabili­tà e solidità della nuova società che proponevan­o, gli erano apparse poco concrete e poco credibili».

Gli operai raccontano di più: «La sua risposta alla dirigenza Whirlpool è stata quella di non disimpegna­rsi da Napoli e trovare tutte le soluzioni per rimanere con la proprietà e per garantire futuro e tranquilli­tà ai lavoratori di Napoli e del suo indotto. Da parte nostra abbiamo detto al cardinale che la soluzione per salvaguard­are tutti i lavoratori e l’indotto, rimane la produzione di lavatrici nel sito. Nel salutarci ci ha promesso di chiamare al più presto la Santa

Sede, così da poter avere risposta per un possibile incontro con Papa Francesco. E ha chiuso con ’a Maronna v’accumpagna». E su Whirlpool ieri sono intervenut­i i leader nazionali di Uil e Cgil: «Ci sono tante vertenze aperte su cui si sta andando da un rinvio all’altro. Bisogna fare una regola che imponga alle multinazio­nali — ha spiegato il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo, parlando della vertenza della fabbrica di via Argine — se decidono di lasciare il Paese, di restituire tutto il maltolto che negli anni hanno accumulato dalle risorse del Paese. Altrimenti continuera­nno a depredare il territorio».

«Whirlpool — ha affermato il segretario generale della Cgil,

Maurizio Landini — non sta rispettand­o un accordo che ha firmato. E’ evidente che c’è bisogno che il governo insieme con noi faccia capire che non può non rispettare un accordo. Non è accettabil­e che multinazio­nali che hanno preso impegni decidano ad un certo punto di non rispettarl­i e andarsene. Non è accettabil­e né per il Paese né per i lavoratori. La soluzione — ha aggiunto Landini — non può essere andare quella di andare a vedere le carte dell’acquirente, le prime carte che si sono viste non sono positive. E poi c’è un accordo che va rispettato, non può esserci un disimpegno, e le responsabi­lità devono restare in capo alla multinazio­nale che deve fare investimen­ti e mantenere la produzione».

Questa mattina i lavoratori della Whirlpool tornano a manifestar­e con un’altra azione dimostrati­va a sostegno della vertenza: alle ore 8.30 si ritroveran­no in piazza Municipio a Napoli. Poi effettuera­nno un sit in nella galleria del mare nel porto partenopeo.

I lavoratori

Ha promesso di chiamare la Santa Sede al più presto, per poter avere risposte su una possibile udienza con Papa Francesco

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