Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Degrado nei saloni di Palazzo d’Avalos, servono risposte Ma nessuno sa darle
De Divitiis (Fai): «Intervenga la Soprintendenza»
NAPOLI Lo sconcerto regna sovrano a Napoli. La città che si è svegliata ieri con l’immagine del salone da ballo di Palazzo d’Avalos in stato di assoluto degrado, cerca oggi risposte a una domanda che non può lasciare nessuno indifferente: com’è possibile che una perla cinquecentesca finisca nel dimenticatoio tra crolli e macerie, senza che nessuno intervenga? Vorremmo essere in grado di dare una risposta precisa, ma per il momento quanto ci è possibile fare è tenere alta l’attenzione su questo episodio di degrado e continuare a cercare un riscontro da chi avrebbe la responsabilità di fornirlo.
«Ricordo quel palazzo e quel salone nel 1998, quando da sovrintendente archivistico presenziai a un convegno. È un dispiacere enorme vederli ridotti in queste condizioni, dopo circa vent’anni. Mi chiedo come sia possibile», ricorda Maria Rosaria de Divitiis, presidentessa del Fai Campania. Parole tinte di amarezza e un velo di rabbia: «Dopo la denuncia che abbiamo letto tutti, non è possibile che un palazzo del genere, un patrimonio
Iniziativa Venanzoni: «Scriverò una lettera chiedendo di bloccare ogni tipo di lavoro»
della città, possa continuare a essere dimenticato. La Soprintendenza dovrebbe intervenire, a prescindere dalla situazione particolare tra i proprietari».
Un appello alla Soprintendenza e all’assessorato ai Beni comuni e all’urbanistica arriva anche da Diego Venanzoni, consigliere comunale a Napoli:
«Evidenzio tutto il mio disappunto per questo scempio che emerge dalle foto di Palazzo D’Avalos. Scriverò una lettera chiedendo di bloccare ogni tipo di lavoro e frazionamento possibile». Secondo le parole del consigliere, infatti, «i lavori in esecuzione a Palazzo d’Avalos potrebbero essere in netto contrasto con i vincoli posti dalla sopraintendenza e dal lavoro che vorranno produrre gli organismi amministrativi della città di Napoli».
Certo, al centro dell’attenzione in questo momento c’è Palazzo d’Avalos, ma la questione apre scenari ben più ampi: «Non dobbiamo dimenticare Palazzo Maddaloni, che avrebbe bisogno di interventi perché il proprietario non può permettersi di sistemarlo», ricorda ancora de Divitiis. «Se il bene è patrimonio della storia della città, non si può non intervenire laddove c’è emergenza». Per questo motivo Maurizio Iaccarino, ex vicedirettore generale dell’Unesco, ha lanciato una proposta: «La foto di Palazzo d’Avalos è sconcertante, ma non la sola struttura storica a essere in pericolo, penso alla Scorziata e altre dimore nobiliari. Il problema è che su questi edifici nemmeno l’Unesco può fare qualcosa. Per questo motivo dovremmo pensare a un tavolo fatto di privati, in collaborazione con la Soprintendenza, che aiuti a intervenire e a salvare i tesori in pericolo».
Dalle macerie di Palazzo d’Avalos lo sconcerto si è già trasformato in proposte concrete, ma qualcuno dovrebbe iniziare a dare delle risposte precise.