Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Senese: voglio ancora un decennio di musica
Domani sera live del sassofonista all’Acacia
«Ho 74 anni, ma ho ancora tanta forza. Spero di vivere almeno altri dieci anni perché ho ancora dentro di me un bagaglio nascosto di composizioni da mettere fuori, tanta musica da dare». James Senese è il sound di Napoli, quello che mescola i Weather Report con «La Gatta Cenerentola» di De Simone e ancora oggi, dopo più di mezzo secolo di musica, è sempre sugli scudi.
Un film sulla sua vita (in uscita a giugno, prodotto da AreaLive e da Audioimage) dal titolo «James» per la regia di Andrea Della Monica, un nuovo disco in uscita a fine dell’anno e una nuova formazione dei Napoli Centrale che debutta domani sera al Vomero al teatro Acacia, ultima data di un tour che ha celebrato i suoi 50 anni di carriera, nell’ambito della rassegna «Synth – Jazzin’ Zone».
James non sta mai fermo un attimo. «Mai – risponde - dopo il successo degli Showmen una volta sciolti, potevo riproporre la stessa formula, come fanno quasi tutti, invece ho creato i Napoli Centrale, sperimentando». Per questo ha cambiato un’ennesima volta la formazione. «Sì, sentivo la necessità di avere altri compagni di viaggio per ritrovare me stesso, così ho guardato al mio passato e ho richiamato Fredy Malfi alla batteria, Rino
Calabritto al basso e Marco De Domenico alle tastiere».
Il settantaquattrenne artista di Miano è in continua trasformazione, insofferente e lo dimostrano i numerosi musicisti che si sono alternati dal 1975, nella line up della sua creatura Napoli Centrale, nata con Franco Del Prete autore dei testi di molti brani della prima ora, Mark Harris, Tony Walsmley, Kelvin Bullen, Joe Amoruso, Pippo Guarnera, Alfredo Paixao, Ciro Ciscognetti, Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo, Agostino Marangolo e un giovanissimo Pino Daniele.
E domani sera, saranno girate scene del documentario? «Le ultime, il tutto è già finito. Abbiamo girato a casa mia, i luoghi dove sono nato e cresciuto non ci sono più, è cambiato tutto. “James” è la storia di un ragazzo nero, figlio della guerra che, portando addosso le cicatrici del razzismo, si è difeso col suo sax, realizzando i suoi sogni. C’è tutta la mia vita, vissuta tra i righi e gli spazi del pentagramma».
Nel documentario, svela il regista Della Monica, non poteva mancare la testimonianza di Del Prete: «Non abbiamo voluto realizzare – spiega il regista – un film biografico, piuttosto un suo ritratto, raccontando la sua musica. Lo abbiamo ripreso a casa sua, nel suo studio mentre prova, suona, racconta aneddoti, focalizzandoci sulla narrazione del suo passaggio da musicista con gli Showmen a compositore con i Napoli Centrale».