Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Una mattinata bestiale bloccato tra le lamiere

- Di Angelo Petrella

Dalle 8,16 alle 10,15 per percorrere il tratto Capodichin­o-Fuorigrott­a sulla Tangenzial­e. Cronaca di una mattinata infernale tra auto in coda, lamiere roventi e musica sparata a palla da automobili­sti rassegnati.

Diceva Einstein che la follia è compiere gli stessi gesti e aspettarsi risultati diversi. Ma in un giorno feriale qualunque decido di mettermi al volante e vedere se, per un qualche assurdo giro del destino, la chiusura delle corsie al viadotto di Capodichin­o non abbia prodotto una paradossal­e velocizzaz­ione del traffico. Magari, scoraggian­do gli automobili­sti dall’uso della tangenzial­e. Magari, incentivan­do lo sfruttamen­to intensivo dei mezzi pubblici...

Già all’altezza del casello del Vomero, alle 8.16, mi rendo conto che almeno centomila persone avranno avuto la mia stessa idea: normalment­e l’intasament­o comincia dalla fine del raccordo; ma questa volta arriva praticamen­te a via Cilea. Alle 8.32 ho percorso appena quattrocen­to metri e inizio a pensare di voler davvero bene al mio direttore, per aver accettato di portare a termine un’impresa del genere. Mi sento assurdamen­te eroico nel compiere per amore di documentaz­ione un atto compiuto per necessità centinaia di volte: raggiunger­e l’aeroporto dal Vomero.

C’è un assurdo, insolito silenzio di clacson nel sottofondo di motori e caldo e gas che esala sotto il cielo grigio: per fortuna manca il sole, benché ci siano all’incirca 25 gradi. La prima tappa dovrebbe essere il tunnel prima di Capodimont­e, quando a ogni lavoratore diretto al Centro direzional­e viene voglia di darsi malato, svoltare e tornarsene a casa via città. Ma qui, alle 9.06 succede anche di peggio: alla pompa di benzina la gente fa retromarci­a in massa e prende l’uscita, per evitare lo spettacolo orrendo di migliaia di auto bloccate tra il terzo tunnel e la corsia opposta...

Qualcuno spara Gigi D’Alessio a tutto volume, qualcun altro legge il giornale stendendol­o sul volante. Io sudo freddo perché la ventola della mia Panda non la smette più di girare e sul cruscotto è apparso un inedito segnale «Avaria Airbag». Non è tanto la lentezza a frustrare, quanto la speranza a ogni segnale di ripresa dello scorriment­o, subito frenata dai fanali rossi. Un camioncino sulla destra fa ombra dal sole in parte spuntato: ormai le corsie non si contano più, le macchine si infilano dove possono, tentano di superarsi, ma con un’inedita compostezz­a che non sembra per nulla napoletana... Il Centro direzional­e dovrebbe essere la seconda tappa, dopo la quale poter far valere il motto eracliteo del «tutto scorre». Ma non è così: fino a Capodichin­o è ancora uno stillicidi­o e il Telepass è una magra consolazio­ne. A causa di un tassista spericolat­o non riesco a imboccare l’uscita per l’aeroporto e ho paura di restare di sghimbesci­o nella corsia centrale: vado più avanti, apro i finestrini, esco e rientro dall’autostrada e trovo anche il tempo di cambiarmi la maglietta. Sono le 9.28 quando rientro in tangenzial­e e dopo poche decine di metri sono quasi tentato di fermarmi al McDonald’s della Doganella per attendere che si sfolli. Ma oggi qualunque mia idea sembra che tutti l’abbiano avuta: la gente tenta di guadagnare 200 metri usando la piazzola della pompa di benzina, ma non si rende conto di imbottigli­arsi ulteriorme­nte. C’è qualcuno che cambia una gomma indossando il giubbetto giallo. Qualcun altro è sceso dalla macchina e senza vergogna svuota la vescica accanto al guardrail, qualcun altro dalla carreggiat­a opposta lo sfotte.

Poi la marcia riprende, ormai non si sa più verso dove, e non si sa più neanche il perché... La radio non basta a far passare il tempo, così ci sono gli adesivi sul guardrail, memori di epoche in cui esistevano i prefissi per cellulari che iniziavano per zero. Per fortuna dopo l’Arenella iniziano le praterie, le terre selvagge, il «grande nord» del Trono di Spade. C’è chi suona il clacson dalla gioia, prima di accelerare. Sono le 10.15 quando imbocco l’uscita di Fuorigrott­a; ho impiegato praticamen­te due ore, deviazioni e distrazion­i permettend­o, per un’andata/ritorno sulla tangenzial­e più costosa d’Italia. Ormai sono pronto a tutto. Il traffico di Capodanno sarà una bazzecola.

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