Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Palazzo Fondi è un modello virtuoso (da non cancellare)»

Mazzarelli («Urban value»): la città ha avuto fiducia in noi

- di Ottavio Lucarelli di Patrizio Mannu

«Palazzo Fondi è un modello virtuoso di rigenerazi­one urbana». Tanto che non deve essere cancellato, afferma Simone Mazzarelli di Urban value.

«Certamente proseguire­mo la nostra esperienza a Napoli. La città ha risposto molto bene, ma non rimarremo necessaria­mente a Palazzo Fondi». Simone Mazzarelli, amministra­tore delegato di “Urban value”, società privata che dal 13 marzo 2018 gestisce in via Medina lo storico edificio vanvitelli­ano trasformat­o ed esploso come distretto culturale, presente all’inaugurazi­one della mostra di Salvador Dalì, conferma che l’esperienza di rigenerazi­one urbana avrà inevitabil­mente un termine.

Data che oggi nel contratto con il Demanio, proprietar­io di Palazzo Fondi, è fissato ad aprile 2020. La concession­e, già prolungata di sei mesi rispetto agli accordi iniziali, potrebbe comunque essere rinnovata anche se la destinazio­ne finale dell’edificio sarà la sede Agcom in quanto l’Agenzia per le Garanzie nelle comunicazi­oni ha firmato a sua volta un contratto con il Demanio.

Dottor Mazzarelli, l’esperienza di Palazzo Fondi si avvia dunque a conclusion­e?

«Assolutame­nte no. La società “Urban value” interviene temporanea­mente su edifici pubblici abbandonat­i per riportarli in vita, ma le nostre non sono destinazio­ni d’uso definitive. Ogni incubatore è, insomma, a termine, ma sia il Demanio sia il Comune hanno altri spazi in cui potremo trasferire questa esperienza-pilota per Napoli che a Roma è già in fase avanzata».

Può spiegare la mission aziendale?

«“Urban value” è un progetto di rigenerazi­one urbana temporaneo che agisce durante il periodo che precede la trasformaz­ione definitiva degli immobili. In questo caso abbiamo l’ingresso di Agcom che assieme al Demanio furono nostri sostenitor­i e partner nel progetto di Palazzo Fondi. Attraverso l’alternanza di diverse realtà temporanee si crea valore nel breve periodo e si permette a tutta la città di riappropri­arsi dei luoghi altrimenti destinati a rimanere chiusi fino alla definitiva riconversi­one. Un sistema economico virtuoso in cui ogni progetto ha

generato un indotto».

Qualche cifra?

«L’investimen­to iniziale è stato di 450 mila euro. In 585 giorni di attività, con cinquanta eventi, è stato generato un indotto di quattro milioni e 471 mila euro e abbiamo avuto oltre duecentomi­la presenze. La città ha risposto molto bene con un atto di fiducia nei nostri confronti».

Trasferend­o l’esperienza di Palazzo Fondi in un’altra zona della città si perderebbe l’effetto generato da questo incubatore di cultura che vede in primo piano il cinema, il teatro, le mostre d’arte?

«Certamente no. Così come non abbiamo avuto problemi a portare il modello a Napoli dopo l’esperienza romana. Il progetto per sua natura deve essere mobile per creare opportunit­à continuame­nte nuove che sono il vero motore. Ovviamente alcuni contenuti attualment­e presenti a Palazzo Fondi potrebbero seguirci altrove, ma saranno comunque declinati e personaliz­zati sulla nuova realtà».

Una parte del valore aggiunto si prederà?

«Andare via da un luogo e trasferirs­i avviando una nuova rigenerazi­one temporanea è nella nostra natura. A Roma è già avvenuto e funziona».

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Manager Simone Mazzarelli, amministra­tore delegato di “Urban value”, società privata che dal 13 marzo 2018 gestisce in via Medina
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L’edificio L’ingresso di Palazzo Fondi

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