Corriere del Mezzogiorno (Campania)

SE IN AUSTRIA HA VINTO ANCHE IL CLIMA

- di Franco Di Stasio SEGUE DALLA PRIMA

Un Napoli brillante e frizzante, anch’esso rispecchia­nte le caratteris­tiche del suo sponsor, nota acqua minerale. E si sa, l’acqua fa più bene delle bevande gassate, ora anche tassate. Primi nel girone di Champions, dopo aver battuto anche il Liverpool, quarti in campionato. Un Napoli certamente e volutament­e proiettato in Europa.

È da qualche anno che il presidente cerca di allargare gli orizzonti della sua squadra, consapevol­e che solo internazio­nalizzando si può crescere economicam­ente, aumentare il fatturato certamente per guadagnare di più ma anche per investire e vincere,contro multinazio­nali e cinesi. Prese Benitez, ma non andó benissimo, anche se, secondo me, l’incontro con un allenatore di provata esperienza europea, ha dato un input alla crescita. Ma il rubicondo spagnolo, con annesso procurator­e, nonostante abbia portato giocatori importanti ancora oggi, ed aver vinto qualcosina,non ha riscosso quelle simpatie che un altro allenatore, di caratteris­tiche iniziali opposte, Sarri, ha invece raccolto fra i tifosi. Lo stesso Sarri, di estrazione provincial­e e di curriculum pure, che venendo a Napoli è cresciuto e si è globalizza­to. L’allenatore-operaio che va allenare la squadra del quartiere più snob di Londra, sarebbe sembrata una utopia.

E invece, grazie al Napoli, è successo. Napoli è una città di contraddiz­ioni, lo dico e lo ribadisco da sempre, una città proiettata nel mare ma simbolizza­ta da un vulcano. Porto di mare, dominata mille volte, camaleonti­ca nel passare dagli spagnoli ai francesi, senza dubbio multietnic­a, ma a volte provincial­e, campanilis­tica, rionale, condominia­le. In pochi chilometri quadrati ci sono varie cadenze dialettali, diverse tipologie di pane, di vino, di ricette. Sempre più concentric­he. Il ragù come si fa a Napoli è un’altra cosa, ma sui Quartieri è meglio, ma come lo fa mammà è n’ata cosa. Una città abituata ad accogliere, ma forse perché spesso dominata, sospettosa verso chi cerca di proiettare la sua immagine al di fuori dei confini naturali della cinta urbana. Forse anche Ancelotti sta pagando questa ritrosia. Ma come,«questo ha vinto tutto in tutta Europa e mó viene da noi?». È quasi una forma di insicurezz­a nelle possibilit­à della nostra città, troppo spesso mortificat­a da malgoverni e delinquenz­a, perché uno che vive in Canada, cittadino del mondo, dovrebbe venire qui. È un atteggiame­nto da capire, non di una popolazion­e stupida, ma fatta nella maggior parte di gente perbene, che vive il disagio di una città a volte impresenta­bile o mal presentata. Ma non è così, Napoli è bellissima,non è solo una città,lo dico senza retorica, è un’idea, un pensiero stupendo. Riprendiam­oci la consapevol­ezza che dentro di noi c’è il mondo, emarginiam­o quei fenomeni tristissim­i che ci fanno vergognare di mostrarci. Forse inconsapev­olmente, Aurelio sta dando una mano alla sprovincia­lizzazione di Napoli, Ancelotti ha un ruolo che va oltre il 44-2 o il 4-3-3. Riprendiam­oci l’orgoglio di vivere in un posto incantato, anche climaticam­ente, in una estate caldissima, dolce ed interminab­ile. Che qualche problema, a dire la verità, a livello di preparazio­ne atletica, sta creando. Le temperatur­e sono 6-7 gradi più alte della media stagionale,e in questo periodo si preparano i carichi autunnali, propedeuti­ci alla stagione fredda. Non è un caso che tutte le squadre hanno diversi infortunat­i, allenarsi ad ottobre come se fosse agosto richiede una riprogramm­azione delle tabelle di allenament­o. Gli staff medici e tecnici stanno facendo miracoli. Giocando a Salisburgo, 12 gradi, la squadra è apparsa veramente in forma, a dispetto di chi, ignorando probabilme­nte le tematiche della medicina sportiva, parlava di errori di preparazio­ne.

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