Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Brancaccio: sentenza che ha dichiarato Monumentando del tutto illegittima
«Società con soci segreti non può avere appalti»
NAPOLI Quattro anni di battaglia. Questa è una sentenza definitiva?
«Il Consiglio di Stato - spiega Gaetano Brancaccio, l’avvocato che con Ezio Maria Zuppardi ha dato il via alla rivolta contro la pubblicità «infinita» sui monumenti di Napoli - stabilisce in maniera inappellabile che l’operazione Monumentando non rispetta né il decreto del 19 dicembre 2012 che è alla base di tutte le corrette sponsorizzazioni. E neppure le linee guida del ministero. Insomma tutte le regole sono state stravolte».
Tutte?
«Nella prima conferenza stampa nel marzo 2016, chiedemmo a gran voce con Zuppardi, di revocare subito l’appalto. Molte cose non ci convincevano. L’assoluta mancanza, come visto, delle giuste professionalità nell’esecuzione dei restauri, ad esempio. E poi la evidente sproporzione tra incassi pubblicitari e importo dei lavori. E infine, ma dettaglio di non poco conto, avevamo scoperto che il 30% della Uno Outdoor, apparteneva a una società fiduciaria, cioè con soci segreti. Già solo questa ultima considerazione bastava a revocare per legge l’affidamento dell’appalto. È contrario alla normativa antimafia assegnare un appalto pubblico ad una società che ha al suo interno soci segreti».
Torniamo alla sentenza?
«La Corte dice testualmente: “Deve effettivamente rilevarsi (come già evidenziato dalla delibera Anac) una non corretta applicazione della disciplina della sponsorizzazione da parte del Comune, sotto il profilo della determinazione dell’importo contrattuale negli atti di gara, commisurapiazza ta esclusivamente al valore dei lavori di restauro da eseguire e del tutto disancorata dall’effettivo valore della controprestazione a favore della società, consistente nella cessione di spazi pubblicitari, contro le indicazioni fornite». Ora cosa accade?
«Tutto deve essere annullato e le pubblicità devono scomparire immediatamente dai monumenti napoletani. Un vero scempio che non serve, come è avvenuto per le Torri aragonesi, al restauro del patrimonio storico e culturale cittadino. Volete gli ultimi due esempi?»
Ora la domanda è sua. Sì. «In piazza Carità è stata ingabbiata la stele che ricorda il sacrificio di Salvo d’Acquisto. Con un rettangolo molto più grande del monumento stesso. Tanto che si sono dovuti tagliare i rami degli alberi che sono accanto. Sicuramente qualcuno dirà che sono stati potati. Ma sinceramente non mi sembra il periodo e poi questo destino non è toccato agli altri alberi della città».
E poi?
«In piazza Di Vittorio, conosciuta dai napoletani come
Troppo divario tra gli incassi con gli spot pubblicitari e il valore dei lavori di intervento da compiere sui siti
” Abbiamo presentato una cronistoria dell’intera vicenda alla Procura della Repubblica di Napoli Saranno i magistrati a fare piena chiarezza su altri aspetti della vicenda
Capodichino gli obelischi dell’antico varco daziario sono stati ricoperti con foto di una nota modella seminuda e il volto della piazza è stato totalmente cambiato. Quale soprintendente può permettere questo?».
Scusi se insisto, la sentenza...
«Gli appelli del Comune e della società Uno Outdoor che ha in gestione questi spazi storici sono stati entrambi rigettati dal Consiglio di Stato, con la conseguenza che l’operazione Monumentando già colpita a morte dalla delibera vincolante dell’Anac e che si intendeva far ripartire, è un’operazione per come è stata strutturata fin dall’inizio contro legge. Ce lo dice proprio la sentenza».
E poi?
«La cosa che più stupisce è la condotta del Comune di Napoli in questi tre anni e mezzo, dopo aver chiesto ed ottenuto la decisione vincolante dell’Anac, invece di prenderne correttamente atto e adeguarsi ed ottemperare alla decisione, prima redige una determina di ripartenza dell’operazione disattendendo ulteriormente la legge, poi dopo l’annullamento della determina sancito dal Tar incredibilmente fa appello al Consiglio di Stato».
Adesso cosa farete? «Depositeremo una cronistoria degli avvenimenti giudiziari legati all’appalto Monumentando presso la Procura della Repubblica di Napoli perché si possa valutare la condotta del Comune di Napoli che anziché adeguarsi ai giudicati, raddoppiava l’operazione già chiaramente contro legge. Quale sia il motivo di questo accanimento sarà la Procura a chiarirlo».