Corriere del Mezzogiorno (Campania)
ERMIONE BICENTENARIO DI UNA PRIMA
Da domani l’opera di Rossini, messa in scena al Massimo 200 anni fa La protagonista Angela Meade: «Un’emozione speciale cantare un ruolo per lo stesso teatro per il quale è stato composto e arrivare alle prove passando per le strade e i palazzi in cui il
La vocazione rossiniana del San Carlo va consolidandosi ben oltre il centocinquantenario della morte, dando risalto ai titoli del periodo napoletano del compositore e, nel caso di «Ermione» il San Carlo celebra anche il bicentenario della prima. Così, da domani a domenica al Massimo è in scena il titolo di Gioachino Rossini, per la regia di Jacopo Spirei. Il podio è affidato ad uno specialista come Alessandro De Marchi, e rossiniana doc è la protagonista Angela Meade, nel ruolo del titolo, con Teresa Iervolino a dare voce ad Andromaca, mentre John Irvin sarà Pirro e Antonino Siragusa interpreterà Oreste; Il Coro sarà diretto da Gea Garatti Ansini. I costumi, disegnati da Giusi Giustino, sono improntati su un didascalico bicromatismo con l’azzurro del mare di libertà e di raccordo tra i popoli e il grigio degli sconfitti troiani.
«Suscita emozioni davvero speciali e impareggiabili il potere cantare un ruolo rossiniano per lo stesso teatro per il quale è stato composto e arrivare alle prove percorrendo le strade e passando per i palazzi in cui Rossini visse quegli anni importanti per la sua carriera di musicista, Rossini è ancora qui», ha detto il soprano Meade. Mentre il regista Spirei racconta: «Quello di Ermione è un Rossini provocatorio nell’essere sperimentale e napoletano nel sentire. Pirro è un leader politico che piega ai suoi valori i vinti: se non è stata preveggente l’opera vuol dire che, ahimè, il mondo è cambiato poco nei secoli». Il regista interviene a sottolineare gli aspetti che diremmo politici di un un’opera, su libretto di Tottola da Racine, che alla prima non fu salutata da un successo: «È un’opera di scelte tra amore e dovere, potere e follia, ma soprattutto si interroga se sia lecito sacrificare il bene di una nazione in nome di un interesse privato e a cosa altro si possa rinunciare per amore».
Il giovane Rossini era consapevole dei rischi di insuccesso di una partitura innovativa, che spezzava i numeri musicali inframmezzandoli con recitativi ma affermò: «Ormai abbiamo fatto il becco all’oca…», ben conoscendo che il detto fiorentino, popolare anche nella sua Pesaro, proseguiva proprio con un riferimento di beffa al potere: «… e cornuto il podestà», come ha ricordato il musicologo Sergio Ragni.
La nuova produzione, che segue quella del 1988 che vide sulla scena Montserrat Caballè con la regia di De Simone, avrà le scene di Nikolaus Webern e le luci di Giuseppe Di Iorio e andrà in diretta streaming nel progetto «OperaVision» nella recita di sabato 9 novembre alle 19.
Il cast si completa con Filippo Adami, Guido Loconsolo, Gaia Petrone, Chiara Tirotta, Cristiano Olivieri e il piccolo Lorenzo Mattia Moreschi e Arianna Vendittelli sarà Ermione nella recita di domenica.
Nel foyer, infine, sarà visitabile un’installazione di Eugenio Giliberti che celebra un altro bicentenario, quello de «L’Infinito» di Giacomo Leopardi.