Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il soprintendente La Rocca «Il Mibact mi ha detto: lo storico edificio deve essere salvato»
«Nastasi ha telefonato e chiesto notizie. Interverrò di persona»
«Il segretario generale per i Beni Culturali mi ha contattato personalmente e di sua iniziativa giovedì scorso, il 31 ottobre. Il ministero sta facendo affidamento sulla Soprintendenza di Napoli per la gestione del problema di Palazzo d’Avalos, ma sono pronti a intervenire se ci fosse un riscontro preoccupante. Da Roma vogliono che Palazzo d’Avalos sia messo in salvo».
Emergono dalle parole del soprintendente per i beni archeologici, belle arti e paesaggio, Luigi La Rocca, i retroscena dell’intervento del ministero nei confronti del destino della dimora cinquecentesca: prende sempre più corpo la speranza che l’intervento di Roma aprirà le porte ancora chiuse del Palazzo, per far entrare con decisione «quella luce che filtra dalla crepa», usando la metafora del direttore Enzo d’Errico. L’inchiesta
Come ricostruito ieri da Titti Beneduce, dopo le inchieste del Corriere del Mezzogiorno lo stimolo decisivo è arrivato dalla senatrice del Movimento 5 stelle, Luisa Angrisani (componente della commissione permanente Cultura). Viste le foto inedite, la senatrice di Sarno ha deciso di scrivere una lettera al ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, Dario Franceschini. Qui si chiude il cerchio: la decadenza di questo patrimonio storico, dettagliatamente documentata, non ha lasciato indifferente il ministro. L’incarico di attivarsi è stato delegato al segretario generale Salvo Nastasi, che in poco più di ventiquattr’ore ha contattato la Soprintendenza di Napoli: «Confermo quanto è stato scritto sulle pagine di oggi (ieri per il lettore, ndr), io e il segretario generale ci siamo sentiti al telefono e abbiamo discusso della situazione del palazzo», dice La Rocca. «Lui mi ha chiamato e mi ha chiesto lumi. Io gli ho specificato che è prevista una nuova ispezione per l’11 novembre. Quindi ci siamo detti di riaggiornarci quanto prima».
Il problema nazionale «Il fatto che il ministro si sia interessato alla vicenda di Palazzo d’Avalos dimostra che il problema non è solo locale, ma di tutto il patrimonio storico nazionale». L’attenzione che per settimane è rimasta alta nell’opinione pubblica napoletana ha fatto il salto di qualità che in molti speravano (come lo storico dell’arte Dario Marco Lepore, su queste pagine domenica scorsa). «Napoli ha una grande rilevanza per le dimensioni del suo patrimonio storico ed è al centro dell’attenzione del ministero da sempre. La qualità e l’importanza di questo bene ha fatto capire che è necessario intervenire».
Insomma, il rischio di perdere tutto questo patrimonio non è tollerabile per il governo e una soluzione deve essere trovata quanto prima.
Pool di soprintendenti
A Napoli intanto l’impegno e l’attenzione nei confronti di Palazzo d’Avalos stanno raggiungendo la soglia massima: «Sto continuando a leggere il Corriere per capire quali e quanti contributi arrivano ogni giorno sulla questione del Palazzo», assicura La Rocca. «Non c’è preoccupazione, non possiamo permettercelo in questi casi. Ma dobbiamo essere il più attenti possibile. Aver coinvolto anche il soprintendente archivistico e bibliografico, Gabriele Capone, renderà questo sforzo sicuramente più efficace».
Ritrovare l’archivio storico della famiglia, oltre a contare i danni alla struttura e agli interni, è uno degli obiettivi primari del sopralluogo di lunedì prossimo: anche per questo si è creato un “pool” di soprintendenti, perché nessun angolo di questa decadenza rimanga ancora nell’ombra. «Come ministero siamo coesi per affrontare e risolvere questo problema delicato».
Il sopralluogo
«Sarò personalmente presente al sopralluogo di lunedì prossimo», conclude La Rocca e, riferendosi a una conversazione con il soprintendente Capone, rivela: «Dobbiamo rimanere vigili e verificare che questa volta non si ripeta il rifiuto di aprire le porte. Andrea d’Avalos non è raggiungibile se non attraverso raccomandata, perciò la stiamo monitorando costantemente». Il soprintendente La Rocca si mostra fiducioso in attesa del “giorno X” (decisivo non solo per le sorti del Palazzo, ma un po’ per tutti i cittadini che stanno seguendo questa inchiesta). «Stiamo andando lì per fare il nostro mestiere e la notifica questa volta è stata inviata con largo anticipo». Dal punto di vista formale è tutto in regola: nessuno potrà ora impedire agli ispettori di entrare nei saloni del piano nobile di Palazzo d’Avalos.
” Dobbiamo rimanere vigili e verificare che questa volta non si ripeta il rifiuto di aprire le porte Tutto è stato fatto a regola d’arte