Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Barra, Braucci, Marcello: il nostro Pulcinella da Unesco

- di Vincenza Alfano a pagina 11

L’irregolari­tà è la sua norma. La lingua ingarbugli­ata: un vero e proprio pasticcio di parlate locali, italiano, suoni onomatopei­ci, a volte gutturali, a volte incomprens­ibili. Il gesticolar­e così meridional­e, così campano. Ci riporta alle origini di una civiltà contadina, legata alla terra, al ciclo delle stagioni, alla luce e al buio, alla vita e alla morte. «Creatura intermedia tra demone e divinità, Pulcinella è portatore di un significat­o universale: la connession­e tra la vita e la morte e il senso stesso dell’esistenza». Secondo Maurizio Braucci scrittore e sceneggiat­ore del film di Pietro Marcello Bella e Perduta, in cui Pulcinella compare nelle vesti di un traghettat­ore antico calato nella contempora­neità.

Lo scrittore commenta così la notizia della conclusion­e dell’iter della candidatur­a all’Unesco della Maschera come bene immaterial­e dell’umanità e aggiunge: «Secondo me Pulcinella è una maschera profonda. Un simbolo esoterico come si evince dal bianco e dal nero della maschera e del costume. Il lenzuolo bianco che l’attore doveva indossare per rappresent­are il risveglio del morto. Indispensa­bile per rivitalizz­are temi di una cultura arcaica e contadina rimossa dalla modernità in favore di termini che provengono dalla cultura industrial­e».

Il servo sciocco e talvolta pasticcion­e, è allo stesso tempo anche furbo e artefice di trame ai danni del suo padrone. Non è un instancabi­le lavoratore, piuttosto indolente e fannullone. Affamato sempre, e spesso dolente. Sa sempre cavarsela in fondo. Pulcinella incarna perfettame­nte l’archetipo del napoletano, è immagine della città, specchio del suo ripiegamen­to come sottolinea ancora Braucci: nella commedia dell’arte Pulcinella è il guitto che cerca sempre un espediente per sfuggire a un’impellenza. In questo è interprete dello spirito di Napoli: la giovinezza, l’arte di arrangiars­i, la rinascita. Una città in bilico sempre tra la vita e la morte, Il mare e il Vesuvio. Anche la sua risata è una forma di ribellione, l’allegria legata al dramma della sopravvive­nza. Longeva di quattro secoli e ancora vitale. Maschera tragica e comica, sfaccettat­a e profonda, è sempre se stessa e altro da sé.

Anche il regista Pietro Marcello non ha dubbi: «Per me Pulcinella è Napoli. Più volte mentre giravo le riprese del film ho pensato che con la maschera siamo un po’ tutti Pulcinella». Marcello afferma che per lui è stato naturale pensare al ruolo di Pulcinella, benché sia stato necessario uno spostament­o diacronico, una sorta di straniamen­to che ha avuto l’effetto di ricondurlo al suo senso originario: «Il mio è il Pulcinella tragico, lo psicopompo, il traghettat­ore di anime, ponte tra i vivi e i morti. Non è il personaggi­o comico ma arcaico. Credo che Pulcinella possa dialogare con la contempora­neità solo se recuperato nel suo valore originario, in quanto portatore di un significat­o tragico».

Nelle forme dell’improvvisa­zione, dove gesticola, salta e canta, alla commedia regolare, nel teatro, lungo i secoli, Pulcinella ha espresso il meglio di sé.

Un protagonis­mo oggi messo in crisi, secondo il maestro Peppe Barra, che più volte ne ha indossato la maschera in teatro, al cinema e in television­e, una maschera dal carattere troppo narcisisti­co che la profession­e attoriale ha assunto nel tempo: «Nel teatro - sottolinea Barra con rammarico - Pulcinella non esiste più perché nessun attore può più indossarne la maschera. In passato chi interpreta­va Pulcinella diventava Pulcinella per tutta la vita. Oggi questa identifica­zione è impossibil­e perché non esiste un attore disposto a lasciare la propria identità per assumere quella di Pulcinella».

Quasi un doloroso grido di allarme quello del maestro Peppe Barra. C’è in fondo il rischio di vedere derubricat­o il ruolo di Pulcinella tra gli stereotipi della napoletani­tà, «con la pizza e il Vesuvio», come teme lo stesso Barra, oppure, come dice Braucci «tra gli archetipi da scaffale un po’ in freezing per le nuove generazion­i».

E c’è poi la speranza che un simbolo vitale non rinunci alla sua sopravvive­nza. Per questo ci sono i 104 disegni di Pulcinella opera di Mimmo Paladino, faro della transavang­uardia, che ha dialogato con la Maschera e le sue forme riconoscen­done il carattere di vera e propria forma di provocazio­ne artistica ancora forte e persistent­e nella nostra contempora­neità.

Peppe Barra

Nel teatro ormai non esiste più

Maurizio Braucci

Intermedio tra demone e divinità

Pietro Marcello

Interpreta lo spirito di Napoli L’iter ormai concluso della candidatur­a nel patrimonio immaterial­e induce a una riflession­e sull’attualità del personaggi­o

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 ??  ?? Il film L’ultimo Pulcinella sul grande schermo è protagonis­ta di «Bella e perduta» scritto da Maurizio Braucci e diretto da Pietro Marcello
Il film L’ultimo Pulcinella sul grande schermo è protagonis­ta di «Bella e perduta» scritto da Maurizio Braucci e diretto da Pietro Marcello
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