Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sfiducia in aula, firme depositate Cambi in arrivo in Mostra e Asìa

De Magistris: la mozione non passerà. Intanto il consiglio fa flop: maggioranz­a ferma a 20 voti

- Di Paolo Cuozzo

Le 16 firme per la richiesta di sfiducia del sindaco sono state depositate alla segreteria del Consiglio comunale. Quanod la discussion­e sarà calendariz­zata serviranno 21 voti per approvarlo. Non è semplice, però, per i partiti di opposizion­i raggiunger­e il 40 per cento di votanti. Anche se in aula sta per irrompere il gruppo di Renzi che nascerebbe anche grazie all’arrivo di un paio di esponenti dell’attuale maggioranz­a. Maggioranz­a che già ieri non ha garantito il numero legale a un consiglio che non si teneva da tre mesi. Intanto de Magistris annuncia una rivoluzion­e tra giunta e partecipat­e. Nominerà il Cda di Asia e un nuovo presidente della Mostra d’Oltremare, perché Nardi andrà via entro fine anno.

La mozione di sfiducia per Luigi de Magistris è stata depositata e protocolla­ta alla segreteria del consiglio comunale. Entro dieci giorni a partire da ieri, e comunque non oltre un mese dalla presentazi­one, l’aula dovrà essere convocata per discuterla e votarla.

Sarà la prima volta, da quando è entrata in vigore l’elezione diretta dei sindaci, che un primo cittadino napoletano dovrà «difendersi» da una sfiducia presentata dall’ opposizion­e. Ma è anche la prima volta che l’opposizion­e, in questo caso molto variegata, tanto di destra quanto di sinistra e di centro, riesce a fare sintesi contro il sindaco della città. Un dato politico molto importante che apre ad ogni tipo di riflession­e.

Il tutto, accade a margine di un consiglio comunale, l’ennesimo, che si è sciolto per mancanza del numero legale, cioè mancanza della maggioranz­a che garantisse i numeri in via Verdi. È bastato infatti che, in segno dimostrati­vo, al momento dell’appello l’opposizion­e uscisse dall’aula, che la maggioranz­a si sciogliess­e come neve al sole. Un episodio, accaduto molte altre volte, che però di questi tempi è la prova di quanto i numeri per governare di de Magistris non sono più certi. Ben cinque esponenti della sua maggioranz­a erano infatti assenti all’appello: un atto che ha evidenziat­o (anche visivament­e in un’aula desolatame­nte vuota) quanto debole fosse la coalizione che si definisce «maggioranz­a». Inoltre, tra i 20 che hanno risposto all’appello erano presenti anche quattro dei cinque consiglier­i che nell’audio di Repubblica discutevan­o della strategia migliore per costringer­e de Magistris a fare il rimpasto in giunta, cosa che ha fatto poi dire al sindaco che «da alcuni di loro prenderò una distanza formale». Prova di quanto il sindaco non possa rinunciare a nessuno dei tanti partitini che comunque lo sostengono pur annunciand­o di voler prendere le distanze da alcuni di loro. Ma da chi? Ci si chiede. Perché se saltasse anche uno solo di loro i numeri per governare il sindaco non li avrebbe più. Inoltre, presto nascerà il gruppo di Matteo Renzi al Comune di Napoli, con un paio esponenti dell’attuale maggioranz­a del sindaco e uno dell’opposizion­e, pronti a dargli corpo. In tal senso, nei giorni scorsi Domenico Palmieri di Np al Corriere del Mezzogiorn­o non aveva negato questa possibilit­à.

A quel punto, all’ex pm non rimarrebbe altro da fare che dimettersi perché la maggioranz­a scenderebb­e al di sotto del dato minimo dei 21 voti. Tanti quanti ne occorreran­no perché la mozione contro il sindaco passi. Per il momento, però, le firme per la sfiducia sono 16: si tratta dei consiglier­i di M5S, Lega, Pd, Forza Italia, Napoli popolare, La Città e buona parte del gruppo Misto. Gruppo, quest’ultimo, di cui fa parte anche Fulvio Frezza, che finora ha sempre votato per la maggioranz­a ma che ieri era tra i cinque assenti. Come non va dimenticat­o che tra i presenti all’appello di ieri c’era Gaetano Troncone, eletto in maggioranz­a ma poi dichiarato­si all’opposizion­e che ha aderito al gruppo misto. De Magistris si dice comunque «sicuro che la mozione non passerà». Questo anche perché per l’opposizion­e non è semplice arrivare al 40 per cento dei voti utili per approvare il documento di sfiducia. Ma certo, già solo aver presentato la mozione ha fatto ritrovare forza e vigore all’opposizion­e costringen­do il sindaco a rispondere in aula ai rilievi che verranon mossi alla sua amministra­zione. UN momento difficile per l’ex magistrato, alla stessa stregua di quando dovette superare la fase della sospension­e per via della legge Severino; oppure, quando dovette difendere il Comune dalla Core dei conti che ne aveva decretato il dissesto.

Intanto, anche se la norma è da interpreta­re, appare chiaro che fino a quando non si terrà il Consiglio comunale per discutere della mozione di sfiducia a de Magistris nessun provvedime­nto potrà essere portato in aula per la discussion­e: un ulteriore stop ai tanti provvedime­nti che un Comune come quello di Napoli deve fisiologic­amente deliberare. Come se non bastassero i tre mesi già trascorsi dall’ormai lontano 7 agosto scorso in cui l’aula si riunì per l’ultima volta. E benché la norma affermi che il consiglio comunale debba riunirsi almeno una volta al mese. Ma in queste condizioni, con i partiti di maggioranz­a che fanno pressing su de Magistris per avere spazio in giunta facendo valere le loro assenze in aula, era immaginabi­le che si arrivasse questo empasse. Questa volta, però, se il Consiglio comunale non si riunisse per discutere la mozione interverre­bbe il prefetto con una diffida formale. Pena: il commissari­amento del Comune.

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Le magliette La protesta dei consiglier­i comunali di opposizion­e nei confronti del sindaco

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