Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Rissa sfiorata al San Paolo tra i giocatori e il figlio di Adl

I senatori: dì a tuo padre che andiamo via. Urla e tensione alle stelle

- Di Monica Scozzafava

Qualunque fosse stato il risultato della sfida contro il Salisburgo, la squadra aveva deciso: il ritiro sarebbe stato interrotto autonomame­nte. L’idea era maturata in mattinata, dopo una notte già trascorsa a Castel Volturno.

Qualunque fosse stato il risultato della sfida contro il Salisburgo, la squadra aveva deciso: il ritiro sarebbe stato interrotto autonomame­nte. L’idea era maturata in mattinata, dopo una notte già trascorsa in albergo a Castel Volturno a ripensare alle parole del presidente De Laurentiis, a quelle dell’allenatore che aveva manifestat­o il proprio dissenso.

Nella testa di tutti una partita di importanza fondamenta­le, ma anche l’esigenza di non dover per forza obbedire a una decisione non condivisa, arrivata (dal punto di vista dei giocatori) a mezzo stampa. Carlo Ancelotti era stato informato poco prima della partita, ma quelli sono momenti in cui l’allenatore deve pensare ad altro. Ecco allora che il fischio finale di Napoli-Salisburgo diventa l’apertura delle ostilità. Il capitano Lorenzo Insigne è chiamato davanti alle telecamere di Sky. A botta calda, ancora in campo, esprime rammarico per il pareggio, ma insiste che «il gruppo è unito, ed è tutto merito del mister». Poi tocca a Zielinski dover parlare alla Tv polacca «Polsat Sport». Dichiarazi­oni sulla partita, sul rammarico per il pareggio. Lo spogliatoi­o inizia a riempirsi: arrivano i giocatori, ma anche il vicepresid­ente del Napoli, Edo De Laurentiis. Il figlio di patron Aurelio commenta l’esito della gara, è insoddisfa­tto e lo dice ai presenti. Diventa questa la miccia che accende gli animi di tutti, qualcuno gli risponde a muso duro, volano pugni contro il muro. E c’è mancato poco per il contatto fisico tra due giocatori e lo stesso vicepresid­ente del club. I senatori gli urlano di comunicare al padre che il ritiro sarebbe stato interrotto. Niente pullman, le auto per tornare a casa erano già pronte davanti all’ingresso dello stadio.

Nell’ufficio di Carlo Ancelotti c’è il suo staff, informato dal direttore sportivo e da altri dirigenti. La voce grossa di qualcuno arrivava, l’allenatore decide di non intervenir­e. Aveva già provato a dissuadere i giocatori, ma certo non avrebbe mai vestito i panni del prof che obbliga i suoi alunni a non scioperare. Ideologica­mente contrario a certi metodi.

Lascia lo stadio insieme con suo figlio Davide, il genero Mino Fulco (marito della figlia Katia), gli altri preparator­i e lo staff medico. Dribblando microfoni e telecamere (gli costerà una multa Uefa). Direzione Castel Volturno, lì dove il ritiro dove continuare, per ordine della società. Non lo aveva gradito neanche lui, certo. Ma Ancelotti conosce le regole e le rispetta. Poteva schierarsi con la squadra e ammutinars­i anche lui? Sarebbe stato un boomerang clamoroso. De Laurentiis era già in albergo, meditava sul da farsi. Cominciava con i suoi più stretti collaborat­ori a studiare la strategia.

Mentre la squadra lasciava lo stadio alla spicciolat­a e raggiungev­a le auto arrivate puntuali dalle rispettive case. Era tutto già previsto. Il primo ad andar via è Mertens, poi Callejon, Manolas e via via gli altri. L’unico giocatore che nella notte di follia del San Paolo ad aver scambiato una battuta con il presidente era stato l’autore del gol, Lozano. De Laurentiis lo aveva aspettato per fargli i compliment­i.

Il ritiro prima e l’ammutiname­nto poi, dunque hanno fatto saltare il banco di una situazione esplosa non all’improvviso e figlia di parecchi malumori. Tutti contro tutti per frizioni non risolte che nel tempo sono diventate sempre più profonde. I giocatori contro Ancelotti per alcune esclusioni eccellenti, ma anche per la gestione «familiare» della panchina. Nei mesi qualcuno ha mal sopportato le «ingerenze» dei due Ancelotti jr. O forse non ha riconosciu­to loro autorevole­zza e credibilit­à. Giocatori contro De Laurentiis per contratti in attesa di rinnovo, per la scelta forzata di restare a Napoli, nonostante la corte di squadre europee più blasonate. Infine le dichiarazi­oni ultime su Mertens e Callejon, tentati dalla Cina. Tutto in una pentola bollente, scoperchia­ta poi nel ventre del San Paolo durante una notte Champions. E adesso? Saranno i legali degli uni e degli altri a stabilire torti e ragioni, Ancelotti ha ripreso gli allenament­i. Calma e sangue freddo: pensiamo solo a lavorare. Il futuro resta una incognita, il verdetto del campo sara determinan­te.

I punti

I malumori per la panchina «familiare» e i contratti non rinnovati

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Via dal ritiro I giocatori ieri pomeriggio hanno lasciato Castel Volturno dopo l’allenament­o

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