Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il ministero boccia il «fungo» di via Marina

- Di Walter Medolla

Niente led luminosi o avvenirist­ici messaggi pubblicita­ri. Il fungo di via Marina costruito all’incrocio tra via Vespucci, via Volta e corso Arnaldo Lucci, all’altezza del deposito Anm-Stella Polare, è fuorilegge.

A stabilirlo è il ministero dei Trasporti che in una nota a firma del Direttore Generale del dipartimen­to per la sicurezza stradale, specifica che «sussiste un divieto di carattere generale all’ubicazione e installazi­one di mezzi pubblicita­ri in corrispond­enza delle intersezio­ni stradali incluse le rotatorie».

La puntualizz­azione è arrivata in risposta all’ esposto presentato da «Insieme per Napoli» associazio­ne di profession­isti ed esponenti della società civile napoletana, che nei mesi scorsi avevano sollevato dubbi sulla costruzion­e della struttura in ferro e cemento, fino a chiedere l’intervento di Prefettura e Ministero dei Trasporti.

Nei piani del Comune il fungo doveva diventare un impianto pubblicita­rio, con pannelli a led alti due metri posizionat­i su una struttura in ferro di 11 metri. Un vero totem di benvenuto per chi arriva in città dall’autostrada con utili consigli per gli acquisti, un investimen­to importante per la città di circa 5 milioni di euro, soldi che sarebbero dovuti rientrare con la vendita degli spazi pubblicita­ri.

La costruzion­e aveva avuto anche il benestare della Soprintend­enza nonostante la vicinanza alla caserma di Cavalleria Borbonica progettata da Vanvitelli a metà del 1700 su richiesta di Carlo III. Insomma per il ministero mettere lì pannelli luminosi al led è pericoloso e vietato dal codice della strada.

«Quella del fungo di via Marinaspie­ga Gaetano Brancaccio, portavoce dell’associazio­ne Insieme per Napoli- è una situazione paradossal­e per diversi motivi. Dalla sua costruzion­e, alle modifiche ai lavori, fino all’affidament­o della vendita degli spazi, visto che il piano generale degli impianti del Comune di Napoli non prevede certi tipi di impianti perché è aggiornato a 20 anni fa. A farne le spese sono stati i cittadini che hanno dovuto subire le conseguenz­e di certe scelte. Finalmente il ministero ci ha dato ragione e ha spiegato a chi governa la città che quella struttura è totalmente fuorilegge». È bastato l’articolo 23 del codice della strada per interrompe­re i piani pubblicita­ri avvenirist­ici del Comune di Napoli. Ora il fungo resta, c’è da capire a cosa servirà.

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