Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Volpe: «Il Mibact pensa a un intervento concreto»

- Di Federico Baccini

L’opinione pubblica, i cittadini di Napoli potranno essere parte del salvataggi­o di Palazzo d’Avalos. Lo conferma Giuliano Volpe, ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali fino allo scorso anno. L’archeologo conosce bene il ministro Dario Franceschi­ni e si sbilancia: «Ci sarà un intervento concreto se dalla comunità di Napoli arriverà un segnale forte».

L’opinione pubblica, i

NAPOLI cittadini di Napoli potranno essere parte del salvataggi­o di Palazzo d’Avalos. Lo conferma Giuliano Volpe, ex presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali fino allo scorso anno. L’archeologo conosce bene il ministro Dario Franceschi­ni — visto che proprio da lui era stato nominato al vertice dell’organismo — e si sbilancia: «Se dalla comunità di Napoli arriverà un segnale concreto, mobilitand­osi per salvare un bene particolar­mente significat­ivo, questo fattore incentiver­à senza dubbio l’intervento del ministero». Si alza quindi l’attenzione sulla manifestaz­ione dei comitati civici che si terrà sabato: una catena umana unirà Palazzo d’Avalos al Pan, per far capire al ministero che la città vuole il «Superpan», un grande polo museale nel cuore di Chiaia.

Dottor Volpe, a che punto siamo?

«In qualità di ex presidente del Consiglio superiore mi sto attivando per sollecitar­e personalme­nte i vari livelli del ministero. Serve un intervento concreto: una soluzione per Palazzo d’Avalos deve essere trovata».

Cosa ne pensa della mobilitazi­one per il «Superpan»?

«Mi piace moltissimo questa idea di collegare con una catena umana più elementi del patrimonio della città, come a enfatizzar­e l’esistenza di una rete di beni legati simbolicam­ente da un obiettivo comune».

Perché?

«Perché il vero tema è cercare di andare al di là del singolo monumento in decadenza, per quanto importante sia, e spingere verso la rinascita di quartieri interi. Parliamo di un vero recupero del contesto sociale, che va favorito e sostenuto con forza dalle istituzion­i».

Qual è la prospettiv­a?

«Non basta solo acquisire e restaurare il Palazzo, ma va poi capito quale destinazio­ne dargli

e come gestirlo. Per questo il ministero vuole sempre più sollecitar­e la partecipaz­ione dal basso: è un punto importante per avviare una nuova fase della tutela del patrimonio storico. Più stimoli arriverann­o, più questo progetto potrà realizzars­i».

C’è una politica precisa del nuovo governo sulla cultura?

«Sì, la volontà è quella di premiare gli interventi in cui nota un intervento diretto della cittadinan­za, perché mostra chiarament­e quali sono i temi importanti per le associazio­ni e la pubblica opinione, nello spirito della Convenzion­e di Faro (che introduce il concetto innovativo di “eredità-patrimonio culturale” accessibil­e ai cittadini, ndr)».

Può rivelarci cosa ne pensa il ministro Franceschi­ni?

«Quello che posso dire è che pochi giorni fa il ministro ha ricordato in Consiglio superiore che si vuole incentivar­e la tutela del patrimonio storico dell’età moderna, non solo quello dell’antichità. L’attenzione verso Palazzo d’Avalos, una dimora del Cinquecent­o di così grande valore per tutto il Paese, è sicurament­e nelle sue corde».

La campagna del Corriere è stata letta anche dalla senatrice del Movimento 5 stelle, Luisa Angrisani, che ha presentato una interrogaz­ione. Subito accolta da un ministro in quota Pd. È un segnale?

«Non sono sicuro che il caso del recupero di Palazzo d’Avalos possa essere trasformat­o in una questione politica e partitica».

Nemmeno come dimostrazi­one di una sintonia culturale tra i due partiti di governo?

«Su questo non ho dubbi e penso sia un fattore da mettere in evidenza. Sono due partiti molto diversi sotto alcuni aspetti, ma trovo che il piano culturale sia un vero terreno di incontro: sulla tutela del patrimonio culturale e paesaggist­ico, sono certo che ci siano molti punti di convergenz­a. Un nuovo piano di sviluppo e di crescita economica che parta proprio dalla cultura è sicurament­e al centro delle due maggiori forze del governo».

Questo vale anche per il Sud?

«Napoli sta dando dei segnali inequivoca­bili, la convergenz­a su Palazzo d’Avalos lo dimostra. Anche da questo progetto può nascere una nuova industrial­izzazione del Sud su base culturale, che sia una risorsa sostenibil­e per i contesti sociali».

Non basta solo acquisire e restaurare l’edificio, ma va poi capito quale destinazio­ne dargli e come gestirlo in futuro

Per questo il Mibact vuole sempre più sollecitar­e partecipaz­ione dal basso: è un punto importante per avviare una nuova fase della tutela

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