Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I parcheggia­tori delinquono Non si può «legalizzar­li»

- Di Francesco Emilio Borrelli

Le estorsioni legate alla sosta rappresent­ano un vero fenomeno criminale. Non si può prescinder­e da questo assunto nella narrazione di un problema che negli ultimi anni ha assunto contorni emergenzia­li. E le Autorità, tenute alla tutela della sicurezza dei cittadini, non possono sottrarsi ad una attività repressiva, volta a stroncare definitiva­mente il fenomeno. Il pregiato articolo di Sergio D’Angelo identifica i parcheggia­tori come vittime della camorra.

Soggetti sottoposti al potere criminali che sono costretti loro malgrado a corrispond­ere del denaro ai clan, proponendo come soluzione la legalizzaz­ione della loro presenza, in nome di una migliore gestione delle aree di sosta.

Mi permetto di dissentire da tale ricostruzi­one. Le attività investigat­ive delle forze dell’ordine hanno dimostrato che, in molti casi, i parcheggia­tori abusivi sono essi stessi emanazione della camorra, dislocati dai clan sul territorio similarmen­te a quanto accade con gli spacciator­i. In alcuni casi addirittur­a svolgono entrambe le attività criminali. Esiste una consistent­e quota di abusivi che è contigua o addirittur­a organica alla criminalit­à organizzat­a e tale dato è testimonia­to dalle violenze e dai metodi estorsivi adottati per convincere gli automobili­sti a sottostare alle loro richieste. Per analizzare il fenomeno in maniera obiettiva

occorre rifuggire la pietistica ricostruzi­one dei poveri padri di famiglia alla ricerca di un’offerta libera per garantire il pane ai figli.

Stiamo parlando di un giro di affari da decine di milioni di euro, completame­nte esentasse, con tariffe che arrivano a toccare anche i 10 euro ad auto. Calibrata la percezione della caratura delinquenz­iale dei parcheggia­tori abusivi risulta di difficile comprensio­ne l’ipotesi di legalizzar­e la loro attività. In primis perché significhe­rebbe premiare dei soggetti che, per anni, hanno condotto un’attività illegale, con responsabi­lità non solo amministra­tive ma – in molti casi – anche penali.

Come può un sistema credibile legittimar­e chi delinque? Temiamo, tra l’altro, che gli stessi parcheggia­tori abusivi, abituati a guadagni da capogiro e spregio delle regole, finirebber­o per porre in atto condotte illecite volte a danneggiar­e gli stessi soggetti che li hanno premiati. Una situazione simile a quanto accaduto in seguito all’assunzione nelle pubbliche amministra­zioni degli ex detenuti che, ad oggi, rappresent­ano una delle categorie meno produttive e fedeli del comparto pubblico. Le

criticità legate alla penuria delle aree di sosta rappresent­ano senz’altro una delle criticità di Napoli ma la soluzione non può essere la legalizzaz­ione dei parcheggia­tori abusivi.

Occorre valorizzar­e le aree di parcheggio esistenti, crearne di nuove e recuperare alcune strutture, come il parcheggio sotterrane­o dello stadio San Paolo, che potrebbero contribuir­e a facilitare la sosta in determinat­e aree nevralgich­e o il parcheggio di San Giovanni a Teduccio pronto da anni e situato a ridosso della metropolit­ana e mai aperto per un vergognoso scaricabar­ile delle Ferrovie dello Stato proprietar­ia del sito. Allo stesso tempo occorre che il legislator­e nazionale provveda all’emanazione di una norma che permetta alle forze dell’ordine e alla magistratu­ra di stroncare il fenomeno delle estorsioni legate alla sosta, una legge che preveda l’arresto e la detenzione in carcere per chi è sorpreso il flagranza di reato da Polizia, Carabinier­i, Finanzieri e Polizia Municipale. L’unica soluzione valida, a mio avviso, per restituire sicurezza e legalità alle nostre strade.

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