Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tre idee diverse nello spogliatoio Così successe anche a noi
Fino al post-partita di Napoli-Salisburgo, la ribellione nello spogliatoio nell’immaginario dei tifosi equivaleva al precedente del 1988, con lo scudetto perso contro il Milan di Sacchi nel finale di campionato. Alessandro Renica fu uno dei protagonisti.
Ci sono analogie con il 1988?
«Noto tanta confusione, non capisco né la voglia di portare in ritiro la squadra che è mancata nei risultati talvolta anche per episodi e decisioni arbitrali, non nelle prestazioni. Gli atteggiamenti autoritari sono fuori da quest’epoca, il calcio ha dinamiche psicologiche particolari, usare solo il bastone non funziona così come non è giusto ricorrere solo alla carota. Non mi piace nemmeno la “caciara”.
Qual è la verità?
«I calciatori non reggono le pressioni, anche l’ambiente non dovrebbe pretendere i risultati. Noto un’analogia: la società, l’allenatore e i calciatori hanno tre pensieri differenti come capitò a noi nel 1988. I tifosi poi vanno alla ricerca dei colpevoli, ai nostri tempi tutto si risolse dando in pasto all’opinione pubblica i senatori».
Voi vi ribellaste a maggio, ora accade nel mese di novembre. Quanto è rilevante questa differenza?
«Tantissimo, il nostro comunicato fu figlio della delusione per un risultato sportivo e comunque non era ancora finita, mancavano altre due partite e, vincendole entrambe, si poteva ancora portare a casa lo scudetto. In questo caso siamo a novembre con la qualificazione agli ottavi di Champions ad un passo e la possibilità di recuperare in campionato».
Gli atteggiamenti autoritari sono fuori da quest’epoca, il calcio ha dinamiche particolari