Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Rifiuti, Campania sull’orlo dell’emergenza»

L’associazio­ne imprese igiene urbana: costi elevati per il «turismo» della spazzatura

- A. A.

NAPOLI Non basta la multa di 120 mila euro al giorno che paghiamo in Campania per le inadempien­ze passate che hanno reso incompleto il ciclo integrato dei rifiuti. Non bastano nemmeno le crisi che periodicam­ente si affacciano per strada con i cumuli di spazzatura lasciati marcire per giorni che non lasciano dimenticar­e i periodi più neri trascorsi qualche anno fa. No, la Campania, drammatica­mente, resta «sull’orlo della emergenza ambientale». È questo il responso che arriva dall’associazio­ne delle imprese che operano nel settore dell’igiene urbana. Nei prossimi due mesi, le capacità residue delle discariche sul territorio campano saranno esaurite». E tutto questo benché la Campania sia «uscita dalla fase più critica qualche anno fa, anche grazie alla realizzazi­one di un termovalor­izzatore di dimensioni medio-grandi ad Acerra e la raccolta differenzi­ata negli anni sia cresciuta gradualmen­te, arrivando al 53%».

Tuttavia, «l’assenza di un efficiente sistema di riciclo è ben palesata dall’export dell’88,5% dei quantitati­vi di frazione organica (50% delle raccolte differenzi­ate) verso altre regioni d’Italia. La quasi totalità dei rifiuti indifferen­ziati passa dagli impianti di trattament­o meccanico-biologico conclude il rapporto -, per poi essere incenerito (nel 73% dei quantitati­vi) o finire in discarica (circa il 6%)».

Insomma, la carenza di un’adeguata impiantist­ica per il riciclo dei rifiuti, l’assenza di valorizzaz­ione energetica per quanto non riciclabil­e, turismo dei rifiuti verso altre regioni, affidament­o eccessivo allo smaltiment­o in discarica. Le conseguenz­e? Costi di gestione alle stelle, inefficien­ze e inquinamen­to determinat­o dal continuo trasporto dei rifiuti. Tutto in barba alla circular economy e con l’emergenza alle porte. Sono questi, infatti, gli esiti del report su «Le emergenze rifiuti in Lazio, Campania e Sicilia» di Fise Assoambien­te: l’associazio­ne che rappresent­a le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero e smaltiment­o di rifiuti urbani e speciali, nonché bonifiche. «Si tratta di regioni con un’endemica incapacità da parte dei governi locali di pianificar­e una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti».

Il presidente di Fise Assoambien­te, Chicco Testa, denuncia che la Campania, come le altre due regioni, sconta «l’assenza di una strategia di gestione dei rifiuti in grado di fornire una visione nel medio-lungo periodo. Fare economia circolare — spiega — significa disporre degli impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda e non limitarsi a delegare ad altre regioni».

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Cassonetti Resta sempre complessa la situazione dei rifiuti

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