Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Le mille variazioni cromatiche di Domenico Spinosa
C’è già nel titolo, I Colori della Natura, il senso più profondo della mostra che la galleria L’Ariete dedica a Domenico Spinosa, uno dei grandi maestri del secondo ‘900 napoletano. Un omaggio importante, che si inaugura oggi alle 18 nello storico spazio di via Manzoni, necessario a mantenere costantemente accese le luci sulla pittura che ha segnato oltre mezzo secolo di vita culturale cittadina in un dialogo serrato, e mai subalterno, con le coeve manifestazioni artistiche italiane e internazionali. Come dimostra la familiarità con un linguaggio che vede in colleghi come Fautrier, Dubuffet, Tapies e Burri, gli interlocutori più vicini al suo modo di intendere l’arte. In tal senso, quindi, l’esperienza di Spinosa, scomparso nel 2007, è emblematica di quelle generazioni che hanno attraversato il XX secolo, testimoni della Seconda Guerra Mondiale e soprattutto artefici di una rinascita creativa a partire dagli anni ’50, posizionata o sul versante figurativo-realista o su quello decisamente astratto.
Un’astrazione, però, sempre debitrice nei confronti della materia naturale, delle sue mille variazioni cromatiche e degli imprevedibili accidenti della sua ruvida tattilità. Ed il ciclo in mostra, che comprende 20 lavori databili dagli anni ’60 al 2000, confermano questi dati, sottolineando la centralità del colore spesso impastato con diversi tipi di colla e di altre presenze granulari in grado di realizzare quei rilievi plastici, usati come antidoto contro l’asettica bidimensionalità della tela. Nella quale, però, la traccia originaria della figura non scompare mai del tutto, evoluta caso mai nel suo macerarsi e nel suo continuo trasformarsi in altro da sé. «Spinosa – scriveva infatti Angelo Trimarco in un catalogo del 2000 - riferendosi all’esperienza informale, ha indicato il senso di questa operazione, per lui decisiva, nell’intenzione di “cogliere l’essenza” che è dentro le cose. Da questo punto di vista, non deve sorprendere neppure il fatto che, più tardi, la sua pittura “scivoli” dall’Informale verso il neonaturalismo. Perché il naturalismo, nella sua prospettiva, altro non è che “naturalismo interiore”, “vissuto”». Mostra visitabile fino al 7 dicembre.