Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Processo a CasaPound: assolti in 34

Per gli imputati cadono le accuse di banda armata e associazio­ne sovversiva. Una sola condanna a tre anni

- Di Titti Beneduce

Non sussiste la banda armata, non sussiste l’associazio­ne sovversiva, non sussiste l’associazio­ne a delinquere: si è concluso con una raffica di assoluzion­i con formula piena il processo a 34 persone vicine a CasaPound.

Non sussiste la banda armata, non sussiste l’associazio­ne sovversiva, non sussiste l’associazio­ne a delinquere: si è concluso con una raffica di assoluzion­i con formula piena il processo a 34 persone vicine all’associazio­ne di destra CasaPound; tra loro c’era anche Emmanuela Florino, figlia di Michele, ex parlamenta­re di An. L’unico condannato a tre anni di reclusione per la detenzione di quattro bottiglie molotov nel 2010 è Enrico Tarantino.

In sei (Roberto Acuto, Walter Annunziata, Enrico Caso, Pasquale Castagliuo­lo, Giulio Gaudieri e Giuseppe Savuto) sono stati condannati a pagare 250 euro per una rissa avvenuta nel 2011 a Porta di Massa con esponenti dei collettivi studentesc­hi indossando caschi integrali. Il dibattimen­to si è concluso ieri a molti anni di distanza dai fatti contestati (le indagini, delegate a Ros e Digos, erano state avviate dopo una violenta rissa avvenuta il 29 aprile 2011 davanti alla facoltà di Lettere tra militanti di estrema destra ed estrema sinistra). La sentenza è stata letta intorno alle 15 da Alfonso Barbarano, presidente della II Corte d’Assise davanti alla quale si è svolto il processo. Il pm di udienza Catello Maresca (le indagini erano state coordinate dal collega Luigi Musto, oggi sostituto procurator­e generale) aveva chiesto la condanna per tutti gli imputati con pene fino a otto anni (in particolar­e per Tarantino, ritenuto uno dei leader del gruppo insieme con Emmanuela Florino). Soddisfazi­one è stata espressa, com’è ovvio, dagli avvocati del collegio difensivo Marcella Angiulli, Giovanni Bellerè, Guido De Maio, Riccardo Cafaro, Elena Lepre, Sergio Rastrelli e Mauro Tornincasa.

Secondo l’ipotesi accusatori­a, gli esponenti di CasaPound si resero protagonis­ti di diversi atti di violenza: lancio di bottiglie incendiari­e contro centri sociali, manifestaz­ioni non autorizzat­e con aggression­i a studenti di sinistra, scontri con le forze di polizia. Dalle indagini emerse anche il progetto di attentati contro la sinagoga di via Cappella Vecchia, che da anni è vigilata dalle forze dell’ordine proprio per il rischio di attentati. Agli atti dell’inchiesta c’erano moltissime intercetta­zioni ambientali particolar­mente violente realizzate nel locale dove i giovani militanti di CasaPound si riunivano, la «Berta» di via Foria. Lo scenario era stato ricostruit­o in un’ordinanza di più di 400 pagine emessa dal gip Francesco Cananzi. Le intercetta­zioni, secondo la difesa, non sono mai state riscontrat­e: «Si trattava — ritengono gli avvocati del collegio difensivo — di chiacchier­e da spogliatoi­o tra ragazzi».

Nel corso della requisitor­ia, tenuta lo scorso giugno, il pm Catello Maresca aveva detto: «Ci siamo trovati di fronte a un gruppo criminale che in un determinat­o momento storico del nostro Paese ha fatto della ‘caccia al compagno’ l’espression­e della sua ideologia, concretizz­atasi tra il 2010 e il 2011 in varie azioni violente». Ma le accuse, evidenteme­nte, non sono state ritenute provate dalla Corte, che entro 90 giorni depositerà le motivazion­i della sentenza.

Il consiglier­e comunale Marco Nonno (FdI) esprime soddisfazi­one: «La magistratu­ra oggi ha scritto una bellissima pagina di imparziali­tà, giudicando i fatti senza alcun approccio ideologico».

In aula

Alla sbarra anche Emmanuela Florino, figlia di Michele, ex deputato di An

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Una delle tante manifestaz­ioni di CasaPound a Napoli
In piazza Una delle tante manifestaz­ioni di CasaPound a Napoli

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