Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bimbo ucciso a Cardito, il racconto choc della sorella: «Tony voleva affogarmi»

In aula ascoltata la neuropsich­iatra che ha visitato la piccola Le due insegnanti e la dirigente della scuola citate in giudizio

- T. B.

A otto anni Noemi aveva compreso che, per non morire di botte, doveva fingersi svenuta. Aveva chiesto aiuto alle maestre per sfuggire all’orrore di quella casa dove la madre aveva trascinato lei, il fratello e la sorella, ma da parte loro non arrivò alcun aiuto. In un’aula di Corte d’Assise vengono ripercorse in queste settimane le fasi della tragedia che lo scorso gennaio sconvolse l’Italia: quella del brutale omicidio, avvenuto a Cardito, del piccolo Giuseppe Dorice, sette anni, massacrato a bastonate da Tony Essobti Badre, 25 anni, convivente della madre. La donna, Valentina Casa, di 31 anni, è imputata di concorso nell’omicidio, dal momento che era presente in casa e non fece nulla per evitarlo.

Nel corso dell’udienza di ieri, che si è svolta davanti alla III Corte di Assise, la neuropsich­iatra infantile Carmelinda Falco, che ha visitato Noemi quando era ricoverata nell’ospedale Santobono, ha confermato che la bimba le riferì di avere chiesto alle maestre di chiamare i carabinier­i. L’escussione è durata diverse ore. Sollecitat­a dall’avvocato di parte civile Clara Niola, che rappresent­a Telefono Azzurro e l’associazio­ne Akira, Falco ha riferito che la bambina aveva raccontato a due maestre le violenze che subiva in casa. La dottoressa, consulente della Procura, ha ricordato le frasi che la bimba le riferì in occasione di un incontro protetto: «Cosa dicevi a loro (le due maestre,

ndr)?», e la bimba: «Dicevo: chiama i carabinier­i, ma non li hanno chiamati». Le due insegnanti e la dirigente dell’istituto “Quasimodo” di Crispano, Rosa Esca, sono state citate in giudizio. Nei loro confronti il sostituto procurator­e di Napoli Nord Paola Izzo ipotizza il reato di omissione di denuncia. Non è stata ancora fissata la data dell’udienza che si terrà davanti al giudice monocratic­o del Tribunale di Napoli Nord. Sempre alla Falco, la piccola Noemi disse: «Papà Tony mi ha messo sotto il rubinetto tenendomi la bocca aperta, mi voleva affogare».

A tutte le udienze del processo ha sempre assistito il padre naturale dei bambini, assistito dall’avvocato Gennaro Demetrio Paipais, che però non si è costituito parte civile. Un padre che però era assente, come emerge ancora dagli accertamen­ti della dottoressa Falco. La neuropsich­iatra ha anche riferito sull’altra sorellina di Giuseppe, Erminia, di quattro anni, la quale ha mimato, con un suo pupazzetto, le violenze di cui erano stati vittime i due fratellini. Il medico, rispondend­o alle domande del difensore di Tony Essobti Badre, l’avvocato Pietro Rossi, ha ammesso che i bambini possono, in talune circostanz­e, fornire risposte compiacent­i alle domande che vengono loro rivolte dagli specialist­i, ma ha anche sottolinea­to che, nel caso della sorellina di Giuseppe, la bambina «molte volte ha riferito gli stessi eventi con le stesse modalità».

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