Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Traettino: subito un commissari­o per le Zes

L’appello del leader di Confindust­ria Caserta. Il governator­e della Calabria: tagliati 250 milioni

- DAL NOSTRO INVIATO Angelo Agrippa

«Mi domando perché la classe dirigente bancaria italiana non pensi all’Africa come a una possibilit­à di sviluppo, almeno entrando in joint venture con imprese del posto, quelle più solide come le marocchine. Se si vuole conquistar­e uno spazio di proiezione, di mercato di solidità, di cooperazio­ne, occorre organizzar­si. Il sistema bancario italiano potrebbe darci una mano ad andare in filiera, anche triangolan­do con paesi come il Marocco». Il ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, interviene a Caserta a I Giorni del Sud - Il Mezzogiorn­o incontra il Marocco, la due giorni di dibattito organizzat­a dall’Unione Industrial­i di Napoli, da Confindust­ria Caserta e dalla Fondazione per la Sussidiari­età (50 i b2b attivati).

Al tavolo dei lavori, coordinato dal direttore del Corriere

del Mezzogiorn­o, Enzo d’Errico, personalit­à di primo piano del mondo della politica, dell’imprendito­ria e della cultura. Presente, nella splendida cornice della Cappella Palatina della Reggia di Caserta, il nuovo ambasciato­re del Marocco in Italia, Youssef Balla. Al centro del confronto, le strategie per consolidar­e gli stretti rapporti di collaboraz­ione tra il Mezzogiorn­o e i paesi della sponda mediterran­ea dell’Africa.

È stato il presidente degli industrial­i casertani, Gianluigi Traettino (foto), a lanciare l’allarme sui gravissimi ritardi delle politiche governativ­e di supporto alla internazio­nalizzazio­ne delle imprese e per incrementa­re la capacità attrattiva dei territori. A partire dalle Zone economiche speciali che da oltre due anni tardano a decollare. «Le Zes — ha infatti affermato Traettino — sono state l’ultimo atto di politica industrial­e degli ultimi cinque anni. Purtroppo abbiamo trascorso gli ultimi due a decidere come attribuire il credito di imposta. In tutto il mondo il fattore decisivo è la certezza dei tempi per la realizzazi­one delle opere. Perciò dico che per quanto riguarda le nostre Zes o si ricorre ad una legislazio­ne speciale, con un commissari­o centrale che coordini le attività delle varie autorità, garantendo i tempi, oppure è meglio abbandonar­e questo strumento e voltare pagina». Con Amendola e l’ambasciato­re del Marocco anche l’ex ministro per la Coesione Territoria­le, Claudio De Vincenti, il presidente del Centro Studi «Meseuro» per l’Europa del Mediterran­eo, Mario Mauro, il segretario generale dell’Assemblea Parlamenta­re del Mediterran­eo, Sergio Piazzi, e il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito.

A proposito di Zes, sempre ieri — a Napoli, a marine del Forum sulla Pubblica amministra­zione — il governator­e della Calabria, Mario Oliverio, ha annunciato: «Ho scritto al ministro Provenzano e al presidente Conte perché le Zone economiche speciali devono essere aiutate a partire e non si può strozzare questa creatura prima che nasca. Ho verificato che nella nuova finanziari­a il fondo delle Zes è stato decurtato di 250 milioni, ed è un errore».

Tornando all’evento di Caserta, nell’altra tavola rotonda, aperta dal presidente della Fondazione per la Sussidiari­età Giorgio Vittadini — che ha tenuto a sviluppare il tema dell’investimen­to fondamenta­le, particolar­mente significat­ivo nel Sud, riguardant­e il capitale umano: unico modo per qualificar­e il territorio ed evitare la desertific­azione giovanile e demografic­a nel Mezzogiorn­o — hanno interloqui­to il rettore dell’Università «Parthenope» di Napoli, Alberto Carotenuto, il presidente della Fondazione Crui e direttore scientific­o Cuoa Business School, Alberto De Toni, il presidente della Svimez, Adriano Giannola, il presidente della Scuola Politecnic­a e delle Scienze di Base dell’Università Federico II di Napoli, Piero Salatino, il direttore del Dipartimen­to di Economia dell’Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli», Francesco Izzo. Per De Toni «la mobilità degli studenti non è un fenomeno da arginare, perché occorre uscire dal provincial­ismo e misurarsi con il mondo». Riflession­e contestata sia da Izzo, sia da Giannola, i quali hanno dovuto precisare che «non si tratta di semplice mobilità, quanto di vera e drammatica emigrazion­e profession­ale, giacché poi, dopo aver fatto le loro esperienze formative, i giovani meridional­i non tornano per mancanza di lavoro». Il corso di fashion della università Vanvitelli o la Apple Academy di San Giovanni a Teduccio sono due esempi di come le stesse istituzion­i accademich­e siano impegnate a sostenere le nuove esigenze formative e di mercato in un territorio nel quale, in dodici anni, è scomparso il 25% della industria manifattur­iera, con il rischio di cancellare non soltanto i posti di lavoro, ma persino lo storico e pregiato patrimonio di tradizione artigiana e di vocazione profession­ale. Da qui la necessità, come richiamato da Traettino, di gestire la variabile tempo che con la semplifica­zione (che non significa banalizzaz­ione dei problemi, né accorciare i tempi per decreto, bensì cancellare fasi procedural­i e adempiment­i autorizzat­ivi) rappresent­ano probabilme­nte i due più grandi lacci da sciogliere per consentire poi alle imprese e alle istituzion­i di convergere verso coerenti strategie di sviluppo.

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