Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Naploitation», Demarco e la Piedigrotta anti-intellettualistica
Naploitation (Guida, 136 pagine, 12 euro) è uno di quei libri a cui Marco Demarco ci ha abituati: intelligente, nervoso, provocatorio. Di destra, aggiungo per fargli un altro complimento, convinto che le cose migliori stanno da quella parte: intellettuale, ovviamente.
La napoletanità, sostiene Demarco, è un tappo che pretende di sigillare una storia plurisecolare, raccontandola dalla parte di chi comanda: la borghesia, il cui potere battesimale redimerebbe il peccato originale della plebe, depotenziando la carica eversiva dei suoi (sotto)prodotti culturali.
Le biblioteche che si sono riempite di carta sono altrettante glosse alle opere che da Cuoco a La Capria spiegano il faticoso compito di tenere insieme, con il mastice della napoletanità, i pezzi della nazione napoletana andati in frantumi per i luttuosi fatti del 1799: per inciso, segnalo la meritoria valorizzazione che Demarco compie del poco ricordato Antonio Ghirelli.
La carica eversiva, sintetizza Marco con esempi che mescidano Roberto Murolo ed Eduardo De Filippo issati sul palco di una pirotecnica Piedigrotta anti-intellettualistica, con la quale bisogna fare i conti, oramai.
Carica eversiva nell’accezione di genuinamente popolare, inclusiva e non divisiva, priva della mediazione delle solite teste d’uovo che occhiutamente regolano il traffico dei consumi culturali, stabilendo ciò che è congruo, dignitoso, rappresentabile.
In certe pagine stilisticamente felicissime, nella quali la prima persona è il giusto prezzo che il cronista paga per consentire al proprio Io di coincidere con quello del simpatetico lettore, Marco narra una sorta di piccola autobiografia del populista culturale finalmente risolto: libero di manifestare finalmente la propria passione per quanto gli ammuffiti circoli del progressismo corrivo bollerebbero altezzosamente quale resa incondizionata ai peggiori istinti della populace.
Ne ammiro il coraggio, la languorosa rievocazione di un tempo perduto a ricordare Roberto Murolo che canta in francese e la spregiudicatezza, termine quest’ultimo che uso secondo l’etimo, appunto: senza pregiudizi. Rinnegare, e se il verbo non piace si può tranquillamente sostituire con il sostantivo autocritica che al passato ideologico di Marco suona certamente più familiare, un bel numero di idee ricevute è oltremodo salutare, indice di uno spirito laico praticato, non soltanto declamato.
Resta un punto, di cui mi piacerebbe discutere francamente con Marco Demarco: ma Napoli è indifendibile da sinistra? La sua borghesia è semplicemente, irrimediabilmente casta e ideologicamente impura , tanto per giocare con le metafore politiche nazionali?
Ogni volta che stavo per dargli subito ragione, sfogliavo Napoli. Nostalgia di domani (Il Mulino): il saggio di Paolo Macry situabile dalle parti della borghesia di sinistra, sia pur nel modo circospetto del suo autore. Un caso? O l’astuzia della Ragione, copyright Giorgio Guglielmo Federico Hegel: di sinistra o di destra, dipende dall’interprete?