Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Palazzo d’Avalos, la storia da salvare
Caro direttore, siamo nel XVI secolo, periodo in cui la Napoli Vicereale vide, all’interno di uno dei suoi quartieri più «in», l’attuale Chiaia, la costruzione di Palazzo d’Avalos, ad opera dell’omonima famiglia, marchesi di Pescara e di Vasto, rimaneggiato nel 1751 dall’architetto Mario Gioffredo, conosciuto come il «Vitruvio» napoletano, in stile neoclassico. Già questo capitolo dà il senso di ricchezza della storia di Palazzo d’Avalos.
Siamo nel XVI secolo, periodo in cui la Napoli Vicereale vide, all’interno di uno dei suoi quartieri più “in”, l’attuale quartiere di Chiaia, la costruzione di Palazzo d’Avalos, ad opera dell’omonima famiglia, marchesi di Pescara e di Vasto, rimaneggiato nel 1751 dall’architetto Mario Gioffredo, conosciuto come il «Vitruvio» napoletano, in stile neoclassico. Di tale rifacimento ancora oggi si nota l’ingresso preceduto da quattro colonne che conduce ad un vestibolo adornato con nicchie e stucchi di influenza vanvitelliana. Già questo capitolo della storia di Palazzo d’Avalos deve assolutamente fungere da richiamo per le nostre coscienze. Ancora di più se contiamo che uno dei più importanti capitoli della sua storia è costituito da episodi storici importantissimi come ad esempio la battaglia di
Pavia, raccontata dagli arazzi della famiglia d’Avalos, oggi esposti al museo di Capodimonte, donati alla famiglia da Carlo V d’Asburgo in quanto uno dei suoi esponenti partecipò attivamente a tale battaglia. Questi arazzi facevano parte della collezione d’arte di proprietà della famiglia d’Avalos, insieme ad altri tesori come ad esempio l’Apollo e Marsia di Jusepe de Ribera, anch’esso oggi visibile nel percorso museale di Capodimonte.
Ha fatto bene il Corriere del
Mezzogiorno ad iniziare una campagna di stampa per salvare Palazzo d’Avalos. Perché in nome di queste importantissime pagine della storia di Palazzo d’Avalos la parola d’ordine è valorizzazione. Valorizzazione non solo dell’intero edificio riportandolo agli antichi splendori con l’esposizione permanente di arredi dell’epoca, arrivando a creare una mostra permanente sulla civiltà napoletana del secolo
XVIII, periodo del rifacimento in stile neoclassico di Palazzo d’Avalos, ad opera di Mario Gioffredo. Ma il concetto di valorizzazione lo si vuole far viaggiare anche su altri due binari fondamentali. Il primo riguarda il giungere alla creazione di uno spazio dedicato alla memoria della famiglia d’Avalos, in cui ospitare i documenti dell’archivio di famiglia, permettendone la consultazione a chi voglia studiare la storia della Napoli del XVI secolo oltre che la storia della famiglia stessa. Il secondo binario su cui si propone di viaggiare è la creazione all’interno di
Palazzo d’Avalos in continuità con Palazzo Roccella di Carafa, conosciuto come Pan - Palazzo delle Arti di Napoli, di una sezione di arte contemporanea comprendente opere d’arte datate a partire dalla seconda metà del XIX secolo fino ai nostri giorni, favorendo la continua acquisizione di opere d’arte anche di artisti tutt’ora viventi, dimostrando che la storia e l’arte ancora oggi vogliono mostrarsi al pubblico, continuando a raccontare chi eravamo ma soprattutto a raccontare chi ancora oggi siamo.