Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Denunciammo tutto ma nessuno intervenne per rimuovere il vertice»
NAPOLI Vito Mocella, napoletano, ricercatore in Fisica del Cnr ed ex rappresentante del consiglio di amministrazione, è l’uomo che a marzo del 2017 ha presentato l’esposto alla Guardia di Finanza ed alla Corte dei Conti dal quale è scaturito il filone d’inchiesta sulle consulenze. Un’altra segnalazione utile alle indagini – secondo quanto si apprende dal comunicato diffuso ieri dalle Fiamme Gialle — è arrivata da Laura Giuliano, una funzionaria dell’allora Istituto per l’Ambiente Marino Costiero, ora diventato Istituto per le Scienze marine.
Mocella, quando e perché ha avuto i primi sospetti che qualcosa non quadrasse nei contratti e negli affidamenti del Cnr?
«In quanto rappresentante del consiglio di amministrazione ricevevo nel 2016 segnalazioni ai miei occhi un po’ vaghe e confuse. Non solo io, tutto il cda. Quando il presidente Inguscio (estraneo all’inchiesta, n.d.r.) propose di nominare Di Bitetto alla direzione generale gli dissi che non avrei potuto oppormi, ma che era imprudente alla luce delle numerose segnalazioni che erano già arrivate. Con il collega Umberto Amato ci mettemmo allora a studiare le carte».
Avete svolto una vostra inchiesta interna?
«Mi sono semplicemente procurato le visure camerali di queste società che ricevevano incarichi e consulenze a raffica senza gara e lì è apparso subito chiaro il quadro. Erano tutte società collegate tra loro e costituite da persone che erano quasi sempre le stesse. Aprivano e chiudevano e ricevevano una moltitudine di contratti con una finta rotazione. In realtà, al di là nomi delle società, il dato era che esse erano quasi tutte riconducibili a Paolo D’Anselmi. Il quale – scoprii poi - era conosciuto dea molti anni nel Cnr ed aveva un rapporto stretto con Di Bitetto, tanto è vero che scrivevano articoli e libri insieme».
Fece presente ad Inguscio quanto avevate accertato?
«Dopo la nomina a direttore di Di Bitetto sì. Prima avevo segnalazioni, ma non fatti e mi limitai a dire al presidente che era imprudente scegliere Di Bitetto. Poi gli ho mostrato visure e dati. Abbiamo impiegato un mesetto e mezzo per sisulla stemare i dati ma, a voler vedere, il quadro era chiaro già con le visure alla mano».
Cosa accadde dopo il vostro esposto?
«La rivista articolo 33 avviò una campagna sul filo del sarcasmo nella quale dava conto di quanto emerso. Contestualmente iniziò a lavorare ad una puntata anche Report. Articolo 33 pubblicava i contratti in Pdf fino ad allora disponibili sul sito del Cnr Sorprendentemente a marzo 2017 - a metà tra il nostro esposto e la messa in onda della puntata di Report - il Cnr decise di togliere dal sito il pdf dei contratti. L’eliminazione fu motivata base di presunte esigenze di privacy e di non esporre dati sensibili. Confesso che ho sempre ritenuto scarsamente credibile tale motivazione».
Dopo le perquisizioni il Cnr sospese Di Bitetto?
«No. Lo chiesi invano e sollecitai inutilmente anche l’apertura di un procedimento disciplinare. Mi si oppose come risposta che la sospensione è obbligatoria in caso di arresto e facoltativa in caso di rinvio a giudizio e che si era ancora alla fase delle indagini. Feci notare che per un dirigente l’apertura di un procedimento disciplinare e la presenza di una indagine penale consente la sospensione. Non vollero farlo. Di Bitetto ha resistito fino a novembre 2017, poi si è dimesso. E’ tornato ad essere un semplice dipendente. Poi ha ricevuto un incarico dirigenziale alla Bicocca, dove il rettore era all’epoca l’ex vicepresidente del Cnr».
La funzionaria Importante anche il contributo agli investigatori offerto da Laura Giuliano