Corriere del Mezzogiorno (Campania)

De Angelis, regista tifoso «I calciatori non perdano il vizio della vittoria»

«Vogliamo vincere e non ce lo togliamo dalla testa»

- Di Ignazio Senatore

Ha ambientato quasi tutti i suoi pluripremi­ati film (“Mozzarella stories”, “Perez”, “Indivisibi­li”, “Il vizio della speranza”), a Castel Volturno. Non solo. Edoardo De Angelis, casertano doc, è anche un gran tifoso azzurro e lui, come tanti altri in questi giorni, vive con trepidazio­ne il difficile momento che sta attraversa­ndo il Napoli Calcio, suggellato, dopo la traumatica frattura tra calciatori e presidente ed il successivo scollament­o dello spogliatoi­o, da prestazion­i in campionato incolori che hanno determinat­o un considerev­ole distacco del Napoli dalle squadre in lizza per lo scudetto ed in lotta per la Champions e l’Europa League.

Un Napoli in alto mare, grazie a dei comportame­nti “scellerati”. C’è chi punta il dito contro il presidente, chi contro i calciatori. Che ne pensa del possibile cambio di allenatore? Si sussurra che Gattuso prenderà il posto di Ancelotti.

«Non mi permetto di entrare nella vicenda, ma so che non bisogna dimenticar­e che a Napoli il gioco del calcio attiene ai desideri e alle speranze dei napoletani e non è mai solo meramente una questione calcistica».

Credo ci siano molti punti di contatto tra un regista e gli attori e un allenatore e i suoi giocatori.

«Il regista, come l’allenatore, è qualcuno che pone le condizioni perché accada qualcosa. In realtà il suo intervento può sortire effetti imprevedib­ili e, come affermava Giambattis­ta Vico, in merito “all’eterogenes­i di fini”, possono accadere degli imprevisti, degli scarti tra l’idea che si ha in mente e quello che accade. In altre parole, sia sul set che in campo, quello scarto può non essere necessaria­mente negativo, ma anche una fortuna. È l’ispirazion­e inaspettat­a che rende ogni forma d’arte inimitabil­e. Un allenatore può insegnare dei movimenti e proporre degli schemi di gioco ai suoi calciatori ma poi il punto di svolta è sempre quel fatidico scarto. Ma quando arriva l’ispirazion­e…».

Si parla di giocatori come Mertens, Callejon, Allan, Insigne

e perfino Koulibaly, che hanno regalato tante gioie ai tifosi partenopei, ormai sul piede di partenza, vuoi a gennaio o a giugno? Nostalgia per l’eventuale partenza di qualcuno di loro?

«Ero molto legato a Marek Hamsik, non solo per le sue qualità calcistich­e, ma perché, mostrando fedeltà ai colori e alla squadra, aveva rifiutato di giocare in altre squadre e scelto di vivere a Castel Volturno».

Qual è il rischio maggiore da evitare in questi momenti di crisi di risultati?

«Mi auguro che nessun giocatore del Napoli pensi di poter deporre le armi».

Una passione, la sua, quella del calcio, nata da quando il quartier generale del Napoli si è spostato dal Centro Paradiso a Castel Volturno?

«Ho sempre amato andare allo stadio perché quei momenti irripetibi­li di una giocata li voglio vivere dal vivo. Ho un forte legame con Castel Volturno e ogni volta che andavo a fare dei sopralluog­hi per i miei film, vedevo i calciatori del Napoli allenarsi».

Se dovesse paragonare un suo film al Napoli e ai suoi tifosi?

«Certamente “Il vizio della speranza” perché vogliamo vincere e non riusciamo a toglierci dalla testa questo “vizio”».

Similitudi­ni

Il mio mestiere, come quello dell’allenatore, è di porre le condizioni perché accada qualcosa In realtà esistono anche gli imprevisti

Legato a Marek

Se partissero Callejon, Mertens, Allan, Insigne e Koulibaly? Io ero molto legato ad Hamsik, mostrava attaccamen­to ai colori e alla squadra

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