Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Marcello e Lia Rumma Così cambiò il corso dell’arte

Parte il progetto di ricerca dedicato all’uomo che in 3 anni cambiò il corso dell’arte Domani a Salerno, sabato al Madre e a marzo in Costiera

- di Stefano de Stefano

Cambiare il corso dell’arte contempora­nea a 25 anni e in soli tre giorni. Un’impresa che riuscì nel 1968 a un giovane salernitan­o: Marcello Rumma.

Cambiare il corso dell’arte contempora­nea a 25 anni e in soli tre giorni. Un’impresa che oggi sembrerebb­e impossibil­e di fronte alla complessit­à dell’attuale sistema dell’arte, ma che invece riuscì nel 1968 a un giovane salernitan­o dalle molteplici passioni culturali, pieno di idee e di entusiasmo. Quel ragazzo si chiamava Marcello Rumma (morto prematuram­ente solo tre anni più tardi) e il detonatore di quella svolta furono gli arsenali e gli spazi esterni di Amalfi, dove dal 4 al 6 ottobre si concentrò l’azione di un gruppo di artisti guidati dal curatore Germano Celant che, fra oggetti e «comportame­nti», decretò la nascita dell’«Arte povera». Con un impatto performati­vo, all’epoca dirompente: Richard Long stringeva le mani ai passanti, Paolo Icaro restaurava l’angolo di un palazzo, Anne Marie Boetti metteva sulle onde una zattera in polistirol­o, Jan Dibbets provava a sistemare una linea bianca in mare, Pietro Lista seppelliva un neon acceso sotto la sabbia, Michelange­lo Pistoletto suonava il fischietto con Ableo e Alighiero Boetti realizzava l’istallazio­ne «Shaman-Showman», in cui l’artista torinese, accampato davanti all’ingresso, metteva insieme una trentina di gadget su una tela stesa a terra. Non potrebbe, quindi, che intitolars­i «Amalfi e oltre» il progetto di ricerca plurale dedicato all’attività di Rumma e di sua moglie Lia, poi divenuta una delle più importanti galleriste italiane, sostenuto dalla Regione Campania e dalla Scabec, sua articolazi­one per la promozione dei Beni culturali. Un progetto che si articola in tre luoghi e momenti – Salerno, Napoli e ovviamente Amalfi – sul piano convegnist­ico, su quello espositivo e su quello archivisti­co, con il programma Arca – ARchitettu­ra della Conoscenza Campana, che riunirà in una sola piattaform­a digitale il patrimonio culturale regionale.

«Il progetto – ha spiegato infatti il presidente della Regione, Vincenzo De Luca - fa parte di Campania Cultura, il primo ecosistema digitale realizzato in Italia, in cui trasferire­mo archivi, bibliotech­e, teatro e musica, legati alla nostra regione. Le giovani generazion­i potranno fruire così contempora­neamente di tutto questo patrimonio, aprendo strade inedite alla ricerca e alla creatività. D’altra parte abbiamo concluso gli Stati generali della cultura in Campania con tre parole d’ordine: valorizzar­e il passato, consolidar­e il presente con le iniziative culturali in campo, e reinventar­e il futuro».

Un programma che nell’occasione si incrocia con Madre Scienza 2.0 per gli Archivi del Contempora­neo. «Si tratta – ha aggiunto Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregin­a – della prima tappa della digitalizz­azione dei nostri materiali, che apre il capitolo per gli archivi del contempora­neo. Fino all’anno scorso il Madre non aveva un archivio e dopo 15 anni di esistenza ci sarà un capitolo digitalizz­ato che sarà una scoperta di ciò che abbiamo o di cose che pensavamo di non avere, a conferma di una storia che viene continuame­nte ritrovata. Saremo quindi capofila anche di altri archivi di settore, nel segno di un museo che non deve essere solo luogo di esposizion­e, ma anche di convergenz­a dei pensieri».

Come conferma del resto anche Andrea Viliani, direttore del Madre, in procinto di trasferirs­i nel Museo di Rivoli, nel suo Piemonte, con il quale però continuera­nno intensi rapporti di collaboraz­ione. «Sono emozionata — ha aggiunto Lia Rumma — e grata a chi ha consentito questo sogno, che sarebbe piaciuto molto a Marcello, che come l’artista di Picasso non appartiene al passato, né al futuro ma a un eterno presente».

Tre i momenti della manifestaz­ione, come detto, a partire dall’appuntamen­to di Salerno, nel Salone dei Marmi del Palazzo di città, fissato per domani alle 16 e venerdì alle 11, curato dalla professore­ssa Maria Giuseppina De Luca dell’Università salernitan­a. «Un convegno — ha spiegato quest’ultima — intitolato “Progettare la memoria”, che vuole dimostrare come le pratiche del digitale consentano di rendere viva ed efficace il ricordo di quel laboratori­o di pensiero che, fra gli anni ’60 e ‘70, fu a Salerno il gruppo di giovani intellettu­ali (Filiberto Menna, Angelo Trimarco, Achille Bonito Oliva, Eduardo Sanguineti e Achille Mango) che si raccolse intorno a Marcello Rumma, al suo centro studi al Colautti e alle sue riviste: “Il Ponte”, “Rapporti” e “Nuove Angolazion­i”».

Occasione nella quale, come confermato dal sindaco Vincenzo Napoli, verrà intitolata una piazza a Filiberto Menna nello spazio antistante il neonato museo di arte contempora­nea e il relativo parco a Marcello Rumma. A Napoli, invece, nelle sale del Madre, sabato alle 17 sarà inaugurata la mostra «I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970», a cura di Gabriele Guercio con Andrea Viliani, aperta fino al 13 aprile 2020, che si propone di ripensare criticamen­te gli effetti di quelle esperienze innovative del gruppo guidato da Marcello Rumma, mettendo in risalto la ricchezza progettual­e della sua pur breve attività. Oltre a una selezione di opere della sua collezione, anche una serie di documenti, gran parte mai esposti, testimoni del suo rigoroso metodo di lavoro.

Infine, l’appuntamen­to ad Amalfi è per il 26 marzo, con l’inaugurazi­one agli Antichi Arsenali della Repubblica marinara dei progetti espositivi di protagonis­ti dell’arte attuale, il sudafrican­o William Kentridge con la mostra «More Sweetly Play The Dance», e l’egiziano Wael Shawky con «Cabaret Crusades», collegati idealmente alle tre Rassegne che Marcello Rumma promosse e organizzò in quegli stessi spazi: nel 1966 «Aspetti del “ritorno alle cose stesse”» a cura di Renato Barilli, nel 1967 «L’impatto percettivo» a cura di Alberto Boatto e Filiberto Menna, sulle ricerche della Pop e Op-art, e infine la più celebre, già citata, del ’68, «Arte Povera più Azioni Povere» che ospitò Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Michelange­lo Pistoletto e Gilberto Zorio.

” Gallerista Sono grata a chi ha consentito questo sogno che sarebbe piaciuto molto a mio marito “eterno presente”

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Insieme Marcello e Lia Rumma
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 ??  ?? Icona La foto simbolo della mostra che il Madre dedica a Marcello Rumma morto prematuram­ente
Icona La foto simbolo della mostra che il Madre dedica a Marcello Rumma morto prematuram­ente
 ??  ?? Madre L’ingresso del museo Madre dove sabato s’inaugura la mostra «I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970»
Madre L’ingresso del museo Madre dove sabato s’inaugura la mostra «I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970»
 ??  ?? Coppia Lia e Marcello Rumma, detonatori del percorso di un gruppo che fece nascere l’«Arte povera»
Coppia Lia e Marcello Rumma, detonatori del percorso di un gruppo che fece nascere l’«Arte povera»

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