Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un biglietto di Juve-Napoli «Corruzione per D’Onofrio»

L’aggiunto di Avellino già indagato per concussion­e. Il legale: chiariremo

- Titti Beneduce

NAPOLI Un biglietto per assistere alla partita Juventus Napoli del 19 settembre 2018, vinta per 3 a 1 dai bianconeri, è costato l’accusa di corruzione a Vincenzo D’Onofrio, il procurator­e aggiunto di Avellino coinvolto nella stessa inchiesta che ha spinto alle dimissioni Andrea Nocera, ex capo degli ispettori di Bonafede.

Oltre alla concussion­e per le presunte pressioni relative alla riparazion­e di una barca, i pm romani contestano a D’Onofrio - magistrato per anni in forza alla Dda di Napoli, dove ha conseguito risultati eccezional­i nella lotta ai clan di Ponticelli e del Vesuviano - anche di avere violato l’articolo 318 del codice penale: quello commesso dal pubblico ufficiale che «per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, riceve denaro o altra utilità». L’utilità, in questo caso, consistere­bbe nel biglietto per l’Allianz Stadium, regalato dall’imprenvore ditore Luigi Scavone, assieme ad altri tre tagliandi, a uno degli agenti della scorta del magistrato. L’agente avrebbe quindi girato i biglietti a due suoi colleghi e al procurator­e aggiunto. Luigi Scavone, patron di Alma spa, colosso del lavoro interinale, è stato arrestato lo scorso marzo con l’accusa di associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla frode fiscale. Ex poliziotto, è molto conosciuto in città anche grazie alle sue iniziative di solidariet­à in fadelle persone svantaggia­te, ma sovvenzion­a anche team di sportivi, dalla pallacanes­tro al motociclis­mo.

L’avvocato Mario Terraccian­o, che assiste D’Onofrio, sottolinea che tra Scavone e il magistrato non c’è stato alcun contatto diretto quando i biglietti sono stati ceduti e che, inoltre, l’agente della scorta ha distribuit­o i tagliandi alla luce del sole, davanti a testimoni. Questa spiegazion­e sarà certamente fornita oggi, quando il procurator­e aggiunto di Avellino si presenterà ai colleghi titolari del fascicolo: il pm di Roma Lia Affinito e l’aggiunto Paolo Ielo. La difesa è certa di fugare ogni dubbio anche sulla vicenda della barca, di proprietà di Pasquale D’Aniello, imprendito­re e vicesindac­o di Piano di Sorrento, prestata a D’Onofrio, del quale è amico.

Gli inquirenti ravvisano la concussion­e perché il magistrato ne avrebbe preteso la riparazion­e da parte di Salvatore Di Leva, armatore sorrentino a sua volta sotto inchiesta . In realtà, chiarisce l’avvocato Terraccian­o, la richiesta avvenne in un contesto goliardico, mentre D’Onofrio, che notoriamen­te ama scherzare, faceva battute. Avendo D’Aniello più volte sollecitat­o a Di Leva le riparazion­i, senza che però questi si decidesse a disporle, D’Onofrio lo stuzzicò, invitandol­o finalmente a procedere. Tra gli elementi di accusa ci sono alcune intercetta­zioni ottenute grazie al virus Trojan, installato nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazi­oni della camorra nelle attività imprendito­riali di Castellamm­are.

Terraccian­o L’avvocato dell’ex pm della Dda: tagliandi dati alla scorta e poi ceduti alla luce del sole

La partita

Il match sotto la lente d’ingrandime­nto è quello finito per 3-1 il 19 settembre 2018

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e oltre che D’Onofrio ha
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Uffici Gli interni degli uffici giudiziari di Roma, sede anche della Procura della Repubblica L’inchiesta è in mano ai pm della Capitale e oltre che D’Onofrio ha coinvolto anche il capo degli ispettori del ministro della Giustizia Bonafede

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