Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Albertini: Rino merita una grande squadra, ma c’è più bisogno di continuità che di una scossa

L’ex centrocamp­ista: Carlo non era il colpevole dei risultati

- Monica Colombo

MILANO Ha condiviso gli spogliatoi di Milanello da compagno di squadra di entrambi e da allievo di Ancelotti per tredici mesi, prima che Carlo gli preferisse Pirlo e Demetrio a quel punto si decise a partire in prestito all’Atletico Madrid. Le storie dei tre protagonis­ti si intreccian­o fra ricordi, malinconia e affetto.

Albertini che effetto le fa rivedere Gattuso sulla panchina di una grande squadra?

«Sono felice che gli sia stata offerta una possibilit­à importante, meritatame­nte dico io visto che aveva fatto bene alla guida del Milan. Lo aveva lasciato con un gesto eclatante, cioè le dimissioni, ma come si suol dire quello che dai poi ti viene restituito».

Passare dalla comfort zone del club di una vita all’ambiente passionale del Sud è un azzardo?

«Premesso che allenare nella società dove si è stato un grande campione non necessaria­mente è la scelta migliore visto che si alzano le aspettativ­e, penso che con De Laurentiis abbia parlato degli obiettivi da raggiunger­e. Non solo di classifica, ma pure di comportame­nti e di modalità di rigenerazi­one dell’ambiente». Riuscirà a riportare il Napoli in Europa? «Un esonero in generale è una sconfitta per tutti. Spero che di questo a Napoli prendano consapevol­ezza e non si consideri Carlo il capro espiatorio della situazione altrimenti non vedo i presuppost­i per una risalita. Mi pare che in queste settimane si siano evidenziat­i problemi di comunicazi­one e rendimento altrimenti non sarebbe stato allontanat­o un tecnico esperto come Carlo.

Il momento di rottura per il Napoli è stato il mancato ritiro dopo il Salisburgo: un fattore di gestione, non tecnico. Detto questo, non voglio giudicare le scelte non conoscendo i particolar­i del caso».

Considera romantico l’avvicendam­ento fra il maestro e il discepolo?

«Lo è solo per i titolisti dei giornali. Un esonero non ha nulla di romantico.

È il fallimento di un progetto. Ci sarà una scossa, ma il Napoli ha più bisogno di continuità che di una scarica elettrica».

Ingeneroso allontanar­e il tecnico della Decima al Real e dei quattro scudetti conquistat­i in quattro campionati diversi?

«Eh, qualcosa si è rotto nella notte dell’ammutiname­nto al ritiro di novembre. Poi sappiamo che il presidente De Laurentiis cambia idea velocement­e. Sbaglio o fu lui a dire che lo avrebbe tenuto a vita e casomai sarebbe stato Ancelotti a decidere quando andarsene?».

Per un tecnico così esper-to come Ancelotti essere avvicendat­o con un quarantenn­e con un curriculum più scarno è frustrante?

«Ma no, entrambi hanno una caratteris­tica in comune: sono generosi. Magari in un momento di delusione qualche riflession­e Carlo l’avrà fatta ma poi avrà pensato “meglio Rino di un altro”. Anzi credo che prima del passaggio di consegne gli abbia offerto la sua chiave di lettura sulla situazione nello spogliatoi­o. Del resto chi svolge quella profession­e sa che la precarietà impera».

Avvicendam­ento tra amici? Non c’è nulla di romantico in un esonero, che resta una sconfitta per tutti

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Meret in porta. Poi da destra: Di Lorenzo, Manolas Koulibaly, Fabian Ruiz, Allan, Zielinski, Callejon, Milik, Insigne
L’albero La probabile formazione-tipo Meret in porta. Poi da destra: Di Lorenzo, Manolas Koulibaly, Fabian Ruiz, Allan, Zielinski, Callejon, Milik, Insigne

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