Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA SCELTA DI MARA CARFAGNA

- Di Francesco Nicodemo

Mara Carfagna ha lanciato la settimana scorsa Voce Libera, un’associazio­ne che «si propone di dare voce all’Italia moderata, liberale, riformista, europeista» che non si vuole arrendere alla deriva nazional-populista del centrodest­ra a trazione leghista. Quindi non sarà un nuovo partito, né una nuova corrente dentro Forza Italia. A chi l’ha accusata di voler fare la stampella al governo, Carfagna ha replicato: «Non siamo i nuovi responsabi­li che sosterrann­o il Conte bis». Attorno a lei, un po’ di parlamenta­ri di Forza Italia, nel comitato scientific­o c’è Carlo Cottarelli, insieme a figure storiche del liberalism­o italiano come Giuliano Urbani e Antonio Martino.

La scelta della vicepresid­ente della Camera arriva quasi allo scadere. Forza Italia è un partito oramai in dissoluzio­ne, i suoi elettori e gruppi dirigenti sono stati un pezzo alla volta assorbiti dalla Lega e dal partito di Giorgia Meloni. Quello che una volta era il centrodest­ra, oggi sarebbe molto più corretto definire destra-destra-centro, dove appunto le posizioni moderate sono minoritari­e in uno schema populista e sovranista. Mara Carfagna, molto apprezzata non solo nella sua area culturale e politica, ma anche in modo trasversal­e da una porzione maggiorita­ria dell’opinione pubblica, ha un patrimonio di credibilit­à e di reputazion­e che la fa apparire nell’area di destra come l’unica che può reggere contro il salvinismo.

Ma la domanda da porsi è se c’è ancora spazio a destra per quella rivoluzion­e liberale che fece vincere le elezioni a Berlusconi nel ’94. Nel tempo della polarizzaz­ione e nella radicalizz­azione delle idee e delle identità politiche, proprio mentre l’astro Meloni continua a crescere nei sondaggi con quell’affermazio­ne iconica «io sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana, sono italiana», ha senso e può avere buona sorte questa ricerca del centro di gravità permanente della politica italiana?

A guardare quello che sta succedendo in quella porzione dello spazio politico italiano, c’è un grande agitarsi di leadership ma gli italiani non sembrano particolar­mente propensi a votare leader centristi. I sondaggi d’altronde confermano queste impression­i: quello che resta di Forza Italia è intorno al 5%, Italia Viva vivacchia tra il 3 e 4%, il partito di Calenda è intorno al 2%, come +Europa. Se però sommassimo tutte queste cifre, avremmo un’area che vale tra il 10 e il 15%. Più o meno lo stesso elettorato aggregato attorno alla figura di Mario Monti nel 2013. Parliamo quindi di uno spazio politico tutt’altro che superato o finito. Certamente non sarebbe sufficient­e a vincere le elezioni, ma sarebbe sicurament­e importante per determinar­e i risultati e la formazione di qualsiasi governo. Soprattutt­o se la prossima legge elettorale sarà un proporzion­ale puro con la soglia di sbarrament­o molto bassa.

Aggregare però le forze politiche citate sopra è al momento fantapolit­ica. Molti di quei partiti hanno leader che sono molto simili a generali senza esercito, tendenzial­mente innamorati di sé, poco empatici, usurati dalla smania comunicati­va e assolutame­nte incapaci di sedersi allo stesso tavolo e progettare un percorso comune.

Insomma, in quell’area manca una figura che sappia da un lato federare le diverse anime centriste e dall’altro risultare attrattivo a destra e a sinistra. Ed è per questo che la mossa di Mara Carfagna appare intelligen­te e opportuna. Perché se c’è una leadership in grado di ricucire e allargare il campo centrista, l’unica è certamente la sua.

In quell’area manca una figura che sappia da un lato federare le diverse anime centriste e dall’altro risultare attrattivo a destra e sinistra Per questo approvo la sua linea

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