Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA SCELTA DI MARA CARFAGNA
Mara Carfagna ha lanciato la settimana scorsa Voce Libera, un’associazione che «si propone di dare voce all’Italia moderata, liberale, riformista, europeista» che non si vuole arrendere alla deriva nazional-populista del centrodestra a trazione leghista. Quindi non sarà un nuovo partito, né una nuova corrente dentro Forza Italia. A chi l’ha accusata di voler fare la stampella al governo, Carfagna ha replicato: «Non siamo i nuovi responsabili che sosterranno il Conte bis». Attorno a lei, un po’ di parlamentari di Forza Italia, nel comitato scientifico c’è Carlo Cottarelli, insieme a figure storiche del liberalismo italiano come Giuliano Urbani e Antonio Martino.
La scelta della vicepresidente della Camera arriva quasi allo scadere. Forza Italia è un partito oramai in dissoluzione, i suoi elettori e gruppi dirigenti sono stati un pezzo alla volta assorbiti dalla Lega e dal partito di Giorgia Meloni. Quello che una volta era il centrodestra, oggi sarebbe molto più corretto definire destra-destra-centro, dove appunto le posizioni moderate sono minoritarie in uno schema populista e sovranista. Mara Carfagna, molto apprezzata non solo nella sua area culturale e politica, ma anche in modo trasversale da una porzione maggioritaria dell’opinione pubblica, ha un patrimonio di credibilità e di reputazione che la fa apparire nell’area di destra come l’unica che può reggere contro il salvinismo.
Ma la domanda da porsi è se c’è ancora spazio a destra per quella rivoluzione liberale che fece vincere le elezioni a Berlusconi nel ’94. Nel tempo della polarizzazione e nella radicalizzazione delle idee e delle identità politiche, proprio mentre l’astro Meloni continua a crescere nei sondaggi con quell’affermazione iconica «io sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana, sono italiana», ha senso e può avere buona sorte questa ricerca del centro di gravità permanente della politica italiana?
A guardare quello che sta succedendo in quella porzione dello spazio politico italiano, c’è un grande agitarsi di leadership ma gli italiani non sembrano particolarmente propensi a votare leader centristi. I sondaggi d’altronde confermano queste impressioni: quello che resta di Forza Italia è intorno al 5%, Italia Viva vivacchia tra il 3 e 4%, il partito di Calenda è intorno al 2%, come +Europa. Se però sommassimo tutte queste cifre, avremmo un’area che vale tra il 10 e il 15%. Più o meno lo stesso elettorato aggregato attorno alla figura di Mario Monti nel 2013. Parliamo quindi di uno spazio politico tutt’altro che superato o finito. Certamente non sarebbe sufficiente a vincere le elezioni, ma sarebbe sicuramente importante per determinare i risultati e la formazione di qualsiasi governo. Soprattutto se la prossima legge elettorale sarà un proporzionale puro con la soglia di sbarramento molto bassa.
Aggregare però le forze politiche citate sopra è al momento fantapolitica. Molti di quei partiti hanno leader che sono molto simili a generali senza esercito, tendenzialmente innamorati di sé, poco empatici, usurati dalla smania comunicativa e assolutamente incapaci di sedersi allo stesso tavolo e progettare un percorso comune.
Insomma, in quell’area manca una figura che sappia da un lato federare le diverse anime centriste e dall’altro risultare attrattivo a destra e a sinistra. Ed è per questo che la mossa di Mara Carfagna appare intelligente e opportuna. Perché se c’è una leadership in grado di ricucire e allargare il campo centrista, l’unica è certamente la sua.
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In quell’area manca una figura che sappia da un lato federare le diverse anime centriste e dall’altro risultare attrattivo a destra e sinistra Per questo approvo la sua linea