Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Luca Materazzo e le festività senza famiglia: pranzo in carcere
Anche Materazzo al pranzo in carcere per chi è solo ed è più bisognoso
NAPOLI
C’era anche Luca Materazzo fra gli ospiti del pranzo di Natale, organizzato ieri nel carcere di Poggioreale dalla Comunità di Sant’ Egidio. Luca ,38 anni, un ergastolo da scontare (secondo la sentenza di primo grado ma in attesa di risposta per la richiesta di appello) è accusato di aver ucciso il fratello Vittorio, in viale Maria Cristina, una sera di novembre di tre anni fa. E’ seduto tra le prime tavolate, insieme ad altri del padiglione Firenze ma anche di altri reparti. I detenuti che partecipano al pranzo di Sant’ Egidio vengono scelti trai più poveri, i più soli, i senza famiglia o quelli che non fanno colloqui. Una solitudine che evidentemente vive anche Luca, scambia poche parole con gli altri, lo sguardo è triste, è fra quelli che non fanno molti colloqui, anche se, dice il garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello: «Luca certamente sente l’assenza della famiglia però è un po’ più sereno ultimamente, abbiamo mediato con le sorelle affinché gli stessero più vicino, e quindi il martedì, giorno dei colloqui, dovrebbero venire a trovarlo, forse per lui sarà un Natale in cui si sentirà meno solo».
Materazzo vorrebbe proseguire gli studi, iscriversi a Sociologia, «ma per farlo – spiega ancora Ciambriello – dovrà aspettare la sentenza definitiva. Nel frattempo segue corsi, partecipa a tante attività laboratoriali, studia, legge, in questi tre anni è cambiato, ora è più tranquillo», merito anche della massiccia presenza dei volontari (oltre 200) in uno dei penitenziari più affollati di Europa (2150 persone). A pranzo ce ne sono 150, 60 i volontari che servono a tavola, imbandita proprio come nei giorni di festa: tovaglie rosse e sottopiatti. Il menu è di tutto rispetto: antipasto di insalata di rinforzo, pizza di scarole, mozzarella, sformato di pasta alla siciliana, tacchino farcito con spinaci e provola, contorno di patate e piselli, frutta di stagione, frutta secca, panettone e pandoro, spumante, caffè.
Non manca la strenna, a ciascuno dei detenuti un pacco-dono con felpa, cioccolato, caffè e busta e carta da lettera. Un momento di calore umano, per una volta ci si sente accuditi. «Una dimensione che invece dovrebbe essere normale in un penitenziario – prosegue il garante – le nostre carceri sono dei contenitori, manca completamente la dimensione dell’accudimento». Tanti gli ospiti: Gino Sorbillo, Rossella Paliotto, il provveditore dell’amministrazione carceraria, Fullone, c’è anche il fantasista Francesco Cicchella che è venuto a portare un po’ di allegria e la direttrice Maria Luisa Palma che annuncia novità: «Alcuni padiglioni sono stati ristrutturati: il Venezia che riaprirà a gennaio, del Salerno è stato completato il secondo piano, pronti anche il Roma e il centro San Paolo». Prossimi interventi: la radiologia e il centro dialisi. Dovrebbe aprire fra breve anche la pizzeria. «Occasioni come queste - conclude Antonio Mattone della comunità di Sant’ Egidio - servono a creare empatia e un clima diverso».
Fra i prossimi appuntamenti della comunità, i pranzi del 25 dicembre: oltre mille poveri siederanno a tavola tra la chiesa di SS. Severino e Sossio, Scampia, Aversa, Fuorigrotta, Centro storico, Vasto, via Toledo e la cappella della Stazione centrale.
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