Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Una scelta che segna un’inversione di tendenza
Nulla ad università ed istruzione: in un Paese in cui il bilancio dei cervelli si chiude in drammatico passivo, a causa del numero di giovani laureati richiamati all’estero dai migliori gruppi finanziari, imprenditoriali e dalle migliori università straniere, il governo ha varato una Finanziaria continuando a spendere poco più della metà rispetto alla media Ocse (0.89 in Italia rispetto a 1.48) in formazione e Ricerca.
Quasi a ratificarne in via definitiva l’inutilità nel nostro Paese. Le dimissioni del ministro Fieramonti erano state un atto di resa che, certamente, non poteva tranquillizzare il nostro Paese e sembrava la dimostrazione che lo stesso titolare del dicastero, pur se espressione di maggioranza di governo, avesse riscontrato una totale chiusura nei confronti delle esigenze e delle necessità rappresentate dal mondo dell’istruzione e dell’ Università e formazione.
Non si distingue certamente per accortezza, lungimiranza e capacità progettuale una politica, difatti, che ha condotto all’elaborazione di una simile legge che, lo ripeto, non ha ritenuto di investire e destinare più risorse ad università ed istruzione. Mostra invece di essere «sorda e cieca».
Ma il grido di allarme lanciato da tutti noi forse ha sollevato nel presidente Conte un ragionevole dubbio sullo stesso operato e la neo nomina del rappresentante della conferenza dei rettori, professor Gaetano Manfredi, rettore dell’Università di Napoli Federico II, nuovo ministro dell’Università e della Ricerca è sicuramente un segnale di attenzione verso tutti coloro che hanno scelto di dedicare il proprio sapere, la propria professionalità e la propria esperienza all’insegnamento e, in particolare, di tutti noi che abbiamo scelto la docenza universitaria come attività preminente, facendo un investimento di vita per la vita, senza orari, cartellini o calendari, con l’obiettivo di formare giovani professionisti trasmettendo un modo di essere fatto di passione per il sapere, sensibilità all’innovazione, empatia, capacità di pensare il futuro, per essere pensatori verticali ma anche orizzontali, capaci cioè di interagire, elaborare, risolvere, produrre, progettare e contribuire in questo modo ad una società migliore.
Un mondo universitario in agonia senza ricambio affidato solo alla grande capacità motivazionale e al grande capitale umano che l’Italia ha ricevuto in dono per «genetica ed epigenetica» ma che rischia di estinguersi e di affollare i paesi di oltralpe che invece prediligono la formazione comprendendone a pieno il valore e la risorsa. Al ventinovesimo posto su 34 paesi per investimenti in università e ricerca e precedendo solo paesi come la Lituania , la Repubblica Ceca, l’Irlanda , il Lussemburgo e la Russia , il nostro paese sta vivendo, forse il momento più drammatico della sua storia.
L’impianto della Finanziaria, purtroppo, conferma la miopia già dimostrata da una classe politica che per far fronte ad un errore di programmazione (l’investimento nella formazione di giovani medici è stato ad oggi nettamente inferiore a quanto davvero serve in Italia) ha scelto di mettere in servizio neolaureati che non hanno concluso il percorso formativo specialistico, e quindi non hanno ancora la preparazione necessaria per affrontare le emergenze in corsia, esponendoli a maldestre esperienze spesso non coperte nemmeno dai premi assicurativi (ormai ultraspecialistici) e di fare affidamento su ultrasettantenni che, pur essendo una valorosa risorsa, inevitabilmente potrebbero essere a rischio di un decadimento delle capacità percettive dovuto all’età, subendo l’inevitabile compromissione delle abilità diagnostiche.
Confidiamo che il presidente del Consiglio si sia reso conto che senza investire in scuola e università il Sistema Paese Italia muore . Siamo agli ultimi posti per numero di laureati ( solo i 28%) e la maggior parte della ricerca è affidata a precari che difficilmente potranno trovare una dignitosa e qualificata stabilizzazione con una finanziaria siffatta. Affidare il dicastero ad una personalità di cosi alto profilo, quale quella di Gaetano Manfredi è senz’altro un cambio di passo ed è sinonimo di garanzia per chi, come chi scrive, non si vuole arrendere allo scetticismo e al disfattismo.
La Finanziaria, purtroppo, è stato un vero schiaffo alla scuola in genere e alla formazione universitaria in particolare, purtroppo ha fatto emergere solo quella parte della classe politica che non crede nell’istruzione come pilastro fondamentale del nostro Paese, condannato a percorsi sempre più banalizzati, miseri, inadeguati, incongruenti con le esigenze dell’Italia come competitor internazionale. E allora, mi si perdonerà, viene da chiedersi se quanto sta accadendo non sia dovuto al fatto che troppi di quelli che oggi decidono per il Paese hanno dedicato poco o nessun tempo della loro vita alla scuola, all’università, allo studio e quindi, invece di innalzare il livello della formazione nel nostro Paese, abbiano deciso adesso di abbassarlo, riducendolo ai minimi, in modo da ottenere una società decisamente livellata e appiattita sul fondo cosicché non si possa temere alcun confronto e non si debba rispondere ad alcuna voce critica prodotta dall’analisi scientifica, ragionata, dei fatti.
Ben venga la nomina di un tecnico di alto profilo che saprà, ne sono certa, innalzare la qualità del dibattito e far ritornare sui propri passi e sulle proprie scelte anche un governo che è apparso «cieco e sordo». Auguri, Gaetano e soprattutto buon lavoro.