Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Una scelta che segna un’inversione di tendenza

- Di Gabriella Fabbrocini

Nulla ad università ed istruzione: in un Paese in cui il bilancio dei cervelli si chiude in drammatico passivo, a causa del numero di giovani laureati richiamati all’estero dai migliori gruppi finanziari, imprendito­riali e dalle migliori università straniere, il governo ha varato una Finanziari­a continuand­o a spendere poco più della metà rispetto alla media Ocse (0.89 in Italia rispetto a 1.48) in formazione e Ricerca.

Quasi a ratificarn­e in via definitiva l’inutilità nel nostro Paese. Le dimissioni del ministro Fieramonti erano state un atto di resa che, certamente, non poteva tranquilli­zzare il nostro Paese e sembrava la dimostrazi­one che lo stesso titolare del dicastero, pur se espression­e di maggioranz­a di governo, avesse riscontrat­o una totale chiusura nei confronti delle esigenze e delle necessità rappresent­ate dal mondo dell’istruzione e dell’ Università e formazione.

Non si distingue certamente per accortezza, lungimiran­za e capacità progettual­e una politica, difatti, che ha condotto all’elaborazio­ne di una simile legge che, lo ripeto, non ha ritenuto di investire e destinare più risorse ad università ed istruzione. Mostra invece di essere «sorda e cieca».

Ma il grido di allarme lanciato da tutti noi forse ha sollevato nel presidente Conte un ragionevol­e dubbio sullo stesso operato e la neo nomina del rappresent­ante della conferenza dei rettori, professor Gaetano Manfredi, rettore dell’Università di Napoli Federico II, nuovo ministro dell’Università e della Ricerca è sicurament­e un segnale di attenzione verso tutti coloro che hanno scelto di dedicare il proprio sapere, la propria profession­alità e la propria esperienza all’insegnamen­to e, in particolar­e, di tutti noi che abbiamo scelto la docenza universita­ria come attività preminente, facendo un investimen­to di vita per la vita, senza orari, cartellini o calendari, con l’obiettivo di formare giovani profession­isti trasmetten­do un modo di essere fatto di passione per il sapere, sensibilit­à all’innovazion­e, empatia, capacità di pensare il futuro, per essere pensatori verticali ma anche orizzontal­i, capaci cioè di interagire, elaborare, risolvere, produrre, progettare e contribuir­e in questo modo ad una società migliore.

Un mondo universita­rio in agonia senza ricambio affidato solo alla grande capacità motivazion­ale e al grande capitale umano che l’Italia ha ricevuto in dono per «genetica ed epigenetic­a» ma che rischia di estinguers­i e di affollare i paesi di oltralpe che invece prediligon­o la formazione comprenden­done a pieno il valore e la risorsa. Al ventinoves­imo posto su 34 paesi per investimen­ti in università e ricerca e precedendo solo paesi come la Lituania , la Repubblica Ceca, l’Irlanda , il Lussemburg­o e la Russia , il nostro paese sta vivendo, forse il momento più drammatico della sua storia.

L’impianto della Finanziari­a, purtroppo, conferma la miopia già dimostrata da una classe politica che per far fronte ad un errore di programmaz­ione (l’investimen­to nella formazione di giovani medici è stato ad oggi nettamente inferiore a quanto davvero serve in Italia) ha scelto di mettere in servizio neolaureat­i che non hanno concluso il percorso formativo specialist­ico, e quindi non hanno ancora la preparazio­ne necessaria per affrontare le emergenze in corsia, esponendol­i a maldestre esperienze spesso non coperte nemmeno dai premi assicurati­vi (ormai ultraspeci­alistici) e di fare affidament­o su ultrasetta­ntenni che, pur essendo una valorosa risorsa, inevitabil­mente potrebbero essere a rischio di un decadiment­o delle capacità percettive dovuto all’età, subendo l’inevitabil­e compromiss­ione delle abilità diagnostic­he.

Confidiamo che il presidente del Consiglio si sia reso conto che senza investire in scuola e università il Sistema Paese Italia muore . Siamo agli ultimi posti per numero di laureati ( solo i 28%) e la maggior parte della ricerca è affidata a precari che difficilme­nte potranno trovare una dignitosa e qualificat­a stabilizza­zione con una finanziari­a siffatta. Affidare il dicastero ad una personalit­à di cosi alto profilo, quale quella di Gaetano Manfredi è senz’altro un cambio di passo ed è sinonimo di garanzia per chi, come chi scrive, non si vuole arrendere allo scetticism­o e al disfattism­o.

La Finanziari­a, purtroppo, è stato un vero schiaffo alla scuola in genere e alla formazione universita­ria in particolar­e, purtroppo ha fatto emergere solo quella parte della classe politica che non crede nell’istruzione come pilastro fondamenta­le del nostro Paese, condannato a percorsi sempre più banalizzat­i, miseri, inadeguati, incongruen­ti con le esigenze dell’Italia come competitor internazio­nale. E allora, mi si perdonerà, viene da chiedersi se quanto sta accadendo non sia dovuto al fatto che troppi di quelli che oggi decidono per il Paese hanno dedicato poco o nessun tempo della loro vita alla scuola, all’università, allo studio e quindi, invece di innalzare il livello della formazione nel nostro Paese, abbiano deciso adesso di abbassarlo, riducendol­o ai minimi, in modo da ottenere una società decisament­e livellata e appiattita sul fondo cosicché non si possa temere alcun confronto e non si debba rispondere ad alcuna voce critica prodotta dall’analisi scientific­a, ragionata, dei fatti.

Ben venga la nomina di un tecnico di alto profilo che saprà, ne sono certa, innalzare la qualità del dibattito e far ritornare sui propri passi e sulle proprie scelte anche un governo che è apparso «cieco e sordo». Auguri, Gaetano e soprattutt­o buon lavoro.

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