Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un’intesa a sorpresa che apre le porte su una svolta importante
La candidatura di Sandro Ruotolo all’elezione suppletiva del Senato nel collegio uninominale 7 della Campania è una notizia sicuramente importante da molti punti di vista. Per gli addetti ai lavori in verità non è stata una sorpresa. Che il Partito democratico stesse lavorando a un nome «civico» come candidato di tutte le forze di centrosinistra e del governo, era cosa risaputa. Come anche il fatto che il gradimento trasversale di Sandro Ruotolo lo rendesse un candidato molto competitivo.
Sappiamo, però, che il M5S si è sottratto candidando un suo rappresentante scelto tramite le parlamentarie e, al momento, Italia Viva non ha sciolto la riserva. A sostenere quindi il giornalista sono Pd, sinistra e soprattutto Dema. Non è un mistero, infatti, la vicinanza di Ruotolo al sindaco de Magistris.
Ed è questo l’elemento più interessante da analizzare per diversi motivi. Cominciamo: è la prima volta dal 2011, ovvero dalla vittoria del sindaco arancione, che de Magistris e il Pd sono alleati in un’elezione. Si dirà che bisogna eleggere un candidato chiamato a puntellare la maggioranza di governo al Senato e che quindi questa scelta va letta in una chiave più nazionale che locale. L’osservazione è senza dubbio corretta. Ma non dobbiamo dimenticare che il Pd, in consiglio comunale, si oppone a de Magistris da quasi dieci anni e, ancora negli ultimi giorni, ha lanciato accuse durissime contro il sindaco per lo stato comatoso dell’igiene e dei trasporti cittadini.
Inoltre tra Vincenzo De Luca, che è già in campagna per ricandidarsi presidente della Regione Campania, e de Magistris non corre buon sangue, per usare un eufemismo. Ecco perché molti democratici, in queste ore, appaiono perplessi di fronte all’inedita alleanza elettorale e manifestano i loro dubbi sui social. Ed ecco perché anche autorevoli dirigenti, di solito molto comunicativi, si sono rintanati in un rumoroso silenzio. Allo stesso tempo, però, questa sorprendente intesa politica non è problematica soltanto per il Pd. A ben guardare, questa candidatura è la dimostrazione che l’esperienza arancione è giunta al termine, che spazi nazionali non esistono per Dema, se non in alleanza con l’odiato Pd. Anzi lo stesso Pd, proprio come annunciato da Zingaretti qualche giorno fa, è l’unico partito che può aprirsi a storie altre da sé e, inglobandole, riuscire a renderle spendibili sul fronte istituzionale.
Con tanti saluti alla retorica dello «scassiamo tutto». D’altronde scegliendo Ruotolo, i Democratici vesuviani confessano pubblicamente di non avere, al momento, una classe dirigente e un personale politico in grado di allargare il consenso e tornare ad essere attrattivo oltre le misere cifre elettorali di questi ultimi anni. Ma sarebbe ingeneroso e stupido accusare di ciò il giovane segretario del partito a Napoli, Marco Sarracino. E non soltanto perché è stato nominato da pochissime settimane. Nelle condizioni date, infatti, è riuscito a tenere unito un Pd balcanizzato da dieci anni di sconfitte, a costruire una coalizione di centrosinistra competitiva, a far scendere a patti il «nemico» de Magistris e a scegliere un candidato con buone chance di vittoria. E soprattutto ha restituito la ribalta alla sua formazione politica, rimettendo «la chiesa al centro del villaggio». Altro che cessione di potere o volontà di andare a rimorchio di de Magistris: Sarracino porta a casa una prima personale vittoria, che apre scenari ancora più interessanti guardando alle Regionali di primavera.