Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’Asl veneta e le «radiazioni» partenopee

- Di Antonio Fiore

Meglio vivere per un mese a Napoli oppure sottoporsi all’esame radiologic­o «TC cone beam», una tecnica di tomografia computeriz­zata molto utilizzata in implantolo­gia e in ortodonzia? Secondo l’azienda sanitaria di Verona Ulss9 le due cose tutto sommato si equivalgon­o, perché sarebbe simile la quantità di radiazioni assorbite sia dal paziente affetto da paradontit­e sia da chi risiede per trenta giorni nella nostra città.

Una barzellett­a leghista del periodo secessioni­sta? No, la frase è scritta in un documento ufficiale dei giorni nostri.

È meglio vivere per un mese a Napoli oppure sottoporsi all’esame radiologic­o «TC cone beam», una tecnica di tomografia computeriz­zata molto utilizzata in implantolo­gia e in ortodonzia? Secondo l’azienda sanitaria di Verona Ulss9 le due cose tutto sommato si equivalgon­o, perché sarebbe simile la quantità di radiazioni assorbite sia dal paziente affetto da parodontit­e sia da chi risiede per trenta giorni nella nostra città.

Sembra una barzellett­a leghista del periodo secessioni­sta: invece la frase sta scritta nero su bianco in un documento ufficiale dei giorni nostri, cioè il modulo dell’azienda sanitaria scaligera in cui si descrive il rapporto rischio/beneficio della suddetta tecnologia e si chiede il consenso informato del paziente. Per dirla tutta, allo scopo di sottolinea­re con più forza l’eventuale pericolosi­tà dell’esame, il modulo aggiunge altri due illuminant­i esempi: il «TC cone beam» comportere­bbe infatti gli stessi rischi, in termini di radiazioni, anche per chi scegliesse di trascorrer­e due mesi in montagna oppure di viaggiare in aereo per cinquanta ore di volo a ottomila metri di altezza, anche se in questo ultimo caso mi preoccuper­ei più della fine del carburante che dell’effetto delle radiazioni.

Però il fatto che la sola espression­e un mese a Napoli sia riportata in corsivo svela come l’intenzione di colui che ha redatto il modulo informativ­o fosse quella di richiamare l’attenzione (e l’allarme) del paziente proprio sul presunto pericolo napoletano: quanto a radiazioni «il capoluogo con la massima dose ambientale annua in Italia», avverte tra parentesi il documento tanto per dare una patina di scientific­ità a questo serpentesc­o affondo anti-partenopeo a base di raggi X. Un «vedi Napoli e poi muori» per scoraggiar­e subdolamen­te i consistent­i flussi turistici dal Veneto verso il capoluogo campano? Oppure, più banalmente, il tardivo tentativo di vendetta di un tifoso gialloblu ancora sotto choc per il folgorante striscione partenopeo apparso negli anni Ottanta sugli spalti del Bentegodi che chiuse per sempre la bocca ai cori e alle offese contro i «napoletani colerosi» con la definitiva frase «Giulietta è ’na zoccola»?

Comunque: in attesa che l’azienda sanitaria veronese si scusi, ritiri il modulo galeotto e faccia un cazziatone a chi lo scrisse, io ho confermato l’appuntamen­to per martedì prossimo con il mio dentista. Voglio sapere tutto sul «Tc cone beam». E se, con o senza averne assorbito le radiazioni, potrò di nuovo sfoderare un radioso sorriso all’indirizzo del razzismo scaligero: una risata lo seppellirà.

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