Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sport come servizio sociale e un impianto manageriale Nuove mission per i Circoli
Crisi economica e di sponsor da superare, le proposte ci sono
In questi giorni fioccano le proposte per consentire ai Circoli nautici di tornare all’antico splendore: sono sensate ma inattuabili. La verità, al solito, è nel mezzo; queste strutture sono vitali in una città che ha pochi impianti e pochissimi centri di aggregazione ma il salvataggio dei Circoli è legato ad un convincimento: gli sport poveri che non hanno più sponsor disposti a scommettere soldi per imprese che non garantiscono “ritorni” e non possono contare più sulle percentuali del gioco d’azzardo sopravviveranno a se stessi solo se potranno contare su aiuti istituzionali.
Come è avvenuto per i centri culturali e senza fare paragoni, ma riconoscendo il ruolo di supplenza che in tempi di magra queste istituzioni svolgono. Perché la riemersione sia possibile, però, bisogna chiedere ai Circoli di svegliarsi dal letargo. Prendere o lasciare; le scorciatoie che si ritengono miracolose non portano da nessuna parte come ammonisce il professore Sergio Sciarelli: «Le istituzioni devono promuovere lo sport e i Circoli devono ridisegnare il modello con un progetto che immetta nel management idee e capacità che francamente oggi scarseggiano». E qui il professore si ferma, ma vale la pena completare il suo pensiero che è largamente condiviso, tra l’altro: pensare di gestire nei ritagli di tempo un’azienda anomala fin che si vuole ma con un organico di circa venti dipendenti e un budget che supera abbondantemente i due mistrutture lioni è pura utopia. Rinnovare e innovare, non scopriamo una nuova frontiera, ma è questa la strada per arginare l’emorragia di soci che, predicano bene e razzolano male perché vorrebbero tutto e subito, perfino l’allure del bel tempo che fu quando sulla terrazza della Canottieri Napoli si svolgevano feste sontuose e a Palazzo Serra di Cassano si organizzava il ballo dei re in onore delle teste coronate presenti alle regate olimpiche.
Oggi bisogna giocare al ribasso e fermare lo sbilancio, anche attraverso una politica di sano ridimensionamento. Qui si tocca un nervo scoperto. «Non è un caso — dice Roberto Mottola, presidente dell’Italia (una delle isole relativamente felici) — che le maggiori sofferenze le abbiano il Posillipo e la Canottieri Napoli, gli unici due Circoli autenticamente polisportivi: non ce la fanno da soli a reggere un peso sempre più gravoso anche per la concorrenza delle private». Mottola non si ferma qui e si fa carico di un’altra preoccupazione: «Quello che accade non mi piace, Canottieri e Posillipo vengono alla ribalta solo per le negatività, ma gli sportivi autentici non devono dimenticare il lustro che hanno dato a Napoli: quanti campioni olimpionici, quanti scudetti hanno il loro marchio, quanti eventi di prestigio mondiale hanno messo in scena». Due macchine da guerra, due supercorazzate che pagano anche il loro splendido passato. La conclusione è obbligata: occorre trovare altre strategie e, soprattutto, bisogna aggiornare gli statuti schiacciati su un modello superato. E privilegiare una gestione dinamica che garantisca almeno un parziale autofinanziamento delle sezioni sportive.
Se si fa questo — e si può fare — non ci sarà bisogno di rincorrere soluzioni di grande suggestione ma irrealizzabili, perché mortificherebbero la voglia di competizione che è l’essenza dello sport: Canottieri e Posillipo, come un tempo accadeva alla stessa Canottieri e alla Rari Nantes devono continuare a sfidarsi al meglio delle loro possibilità agonistiche. Come fanno i canottieri del Savoia e dell’Italia impegnati in un eterno derby. «Il problema sono i debiti pregressi — dice ancora Sciarelli — e dal momento che non si può restare a galla solo mettendo delle toppe, è necessario incalzare le istituzioni per ottenere un supporto equo».
Le vie del risanamento sono disseminate di buche — a Napoli è inevitabile — ma percorribili: «Escludo l’Italia e, in parte, il Savoia che hanno esigenze minori e più capacità di autofinanziarsi — afferma Pippo Dalla Vecchia che è stato per oltre venti anni presidente del Savoia — ma per il resto sono scoraggiato, di questo passo i Circoli, che tante benemerenze hanno conquistato, sono destinati a soccombere». E allora? «Non devono guardare indietro, ma avanti, non rappresentano più la nobiltà mondana e sportiva della città e devono dedicarsi allo sport come servizio sociale. È difficile, me ne rendo conto, ma questa è la strada. Le fantastiche imprese di Carlo Rolandi, di Tizzano, Rosolino, Dennerlein, Silipo, Di Costanzo, Vicino e Castaldo restano, ma ora è in ballo la sopravvivenza e non si scherza».
La saggezza è una virtù antica e Pippo Dalla Vecchia la custodisce da sempre, ma anche il realismo di Alfredo Vaglieco, presidente della Lega Navale, serve alla causa: «I Circoli devono liberarsi dai debiti, solo così l’aria cupa si disperderà e ritornerà il sereno». Finalmente.
2. Fine
(La prima puntata è stata pubblicata il 16 gennaio scorso)
Sul campo
Canottieri e Posillipo, Italia e Savoia, la sfida agonistica non termina