Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La nuova svolta «civica»
La nuova fase che si sta per aprire nel Pd, con il congresso che si terrà in primavera, è l’occasione per riflettere su quello che in questi anni non ha funzionato e, soprattutto, su qual è la strada giusta da intraprendere, a livello nazionale ma anche a Napoli e in Campania.
Finalmente, a differenza di un recente passato in cui le primarie sono state perlopiù occasione di scontro tra leadership, celebreremo un congresso in cui si parlerà di tesi e modelli organizzativi, con l’obiettivo di far emergere dal confronto di idee una linea politica e identitaria plurale ma condivisa.
Il primo segnale di discontinuità l’ha dato il segretario Zingaretti, immaginando un Pd perno di un’alleanza larga di centrosinistra, quindi aperto al dialogo con tutte le forze politiche democratiche strutturate e, ancor di più, disponibile all’ascolto e alla collaborazione con i movimenti civici e democratici che si stanno manifestando nel Paese in varie forme, a cominciare da quello dirompente delle sardine, in opposizione culturale al sovranismo razzista e inconcludente di una destra non europea.
L’errore principale del Pd, negli ultimi decenni, è stato quello di non opporsi ad una sorta di divorzio costante e silente tra il partito e il mondo del lavoro. Quando parlo di mondo del lavoro non mi riferisco solo ai lavoratori, ma anche alle imprese, che vivono una fase di grossa difficoltà, e alla galassia delle partite Iva, oggi rifugio obbligato per tanti giovani precari. Per questo motivo, credo che la prima missione per un Pd rinnovato sia quella di mettere da parte la vuota solidarietà, impostando un programma di investimenti che possa stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto in settori ad alto tasso di innovazione tecnologica, nell’economia green e nella cultura. Un piano che punti sul rilancio del Mezzogiorno, anche per evitare che la perdurante mancanza di prospettive future per intere generazioni di meridionali possa generare rabbia. Lavoro e Mezzogiorno devono, quindi, diventare centrali nell’agenda politica, anche del governo, a partire da subito.
Per portare avanti questa svolta serve anche la forza di nuove alleanze. Stefano Bonaccini, in Emilia Romagna, sta dimostrando che è possibile per il Pd farsi carico delle istanze innovative che arrivano dai movimenti. E questa esperienza deve essere un esempio da seguire sia a livello nazionale che locale, a cominciare dalla Campania.
Un segnale positivo in tal senso arriva dalla candidatura di Sandro Ruotolo per le elezioni suppletive al Senato. In questo caso il Pd, in maniera generosa, ricuce uno strappo con le forze civiche di sinistra che governano la città, nella speranza che non si tratti di un’alleanza usa e getta ma che ponga le basi per un sostegno all’azione di governo che il centrosinistra ha portato avanti negli ultimi cinque anni alla Regione Campania, andando proprio nel solco di quella creazione di un nuovo centrosinistra allargato auspicato da Zingaretti.
Spiace, però, che il Movimento 5 Stelle, alla fine, abbia deciso di concorrere con un proprio candidato, nonostante la volontà di dialogo di tanti suoi dirigenti, rischiando di far vincere una destra intollerante e regressiva.