Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Così Insigne è rinato capitano
L’intesa con Gattuso e la mission di ricompattare il gruppo. «Questo per noi è un nuovo inizio»
NAPOLI La consapevolezza del ruolo, la convinzione che il Napoli può uscire dal tunnel e raddrizzare la stagione. La Coppa Italia è la prima iniezione di fiducia. Il re di Coppa, Lorenzo Insigne, adesso può sentirsi un capitano «adulto», perché i margini di crescita, paradossalmente, si superano soprattutto nei grandi momenti di difficoltà. E così in basso, il suo Napoli, non si era mai trovato. L’empatia immediata con Rino Gattuso è stata poi la spinta verso la consapevolezza: una squadra (o nave) che naviga in mezzo a un mare in tempesta ha necessariamente bisogno di un capitano. Non uno qualsiasi, uno che sia leader. Lorenzo ha risposto presente, e non soltanto per il gol (bellissimo) che ha regalato la vittoria contro la Lazio e la semifinale di coppa.
Una assunzione di responsabilità che aveva spinto l’attaccante napoletano a chiedere di andare in ritiro dopo la bruciante sconfitta contro la Fiorentina. Il paradosso: da capitano dell’ammutinamento (così era stato marchiato dopo la protesta nella notte del Salisburgo) a capitano del ritiro. Guardiamoci in faccia, ha detto ai suoi compagni. Ma soprattutto riprendiamo a parlarci. Cosa sia scattato veramente non è importante saperlo, magari è stata una serie di situazioni, comprese le lacrime di un bambino deluso che sabato scorso avevano fatto il giro dei social.
E se i tifosi, i suoi tifosi (quelli delle curve soprattutto) hanno deciso di sospendere la protesta del tifo nel nome della fede e correre sugli spalti ad incoraggiare in ammalato in stato quasi comatoso, capitan Lorenzo non poteva sottrarsi. La sua è stata una gara perfetta, fra gli unici tre giocatori in maglia azzurra che hanno provato a saltare l’uomo (gli altri sono Zielinski e Di Lorenzo), ci è riuscito quattro volte su otto. Praticamente il cinquanta per cento, una media che in questa stagione non aveva mai toccato. Il capitano lo aveva promesso a Mario, il bambino in lacrime: «Adesso proveremo a farti sorridere». E il suo regalo è stata la maglia con tanto di autografo. La semifinale di Coppa è in tasca, ma guai a pensare che i problemi sono finiti qua. Anche questo un capitano «adulto» deve sapere e Gattuso ieri durante la seduta di allenamento ha ripetuto il concetto più volte. Insigne resta convinto che la sfida con la Lazio, baciata finalmente anche da un po’ di fortuna, sia per gli azzurri un nuovo inizio. E il lavoro continua, sul campo. Ma soprattutto durante le pause. Colazione, pranzo: il gruppo deve ritrovarsi. Secondo ad arrivare al mattino al centro sportivo (il primo è naturalmente Rino Gattuso) e poi l’ultimo a lasciare il campo. Questo è il nuovo corso, perché un capitano dà anche l’esempio. E acquisisce credibilità. Insigne resta con i piedi ben saldi in terra, domenica al San Paolo c’è il suo derby personale con la Juventus e che nessuno si senta sconfitto in partenza. Eccolo qui, il capitano. Pronto ad abbracciare ancora il suo pubblico. Comunque vada.