Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sardine e agenda per il Sud
Il discorso potrebbe essere veicolato online, organizzando anche un’azione più estesa e permanente per combattere contro «l’algoritmo dello sciacallo».
Nell’agenda delle sardine il Sud è «un filo un po’ maltrattato, ma che malgrado tutto conserva la sua dignità e aspetta solo di divenire rete». A Scampia dovrebbe essere affrontato il tema di una nuova politica di sviluppo soprattutto del lavoro. Positivo l’atteggiamento del ministro Provenzano di apertura verso le sardine, il considerare il Piano Sud un cantiere aperto, l’incontro con le organizzazioni sindacali, le associazioni e reti di cittadini, il proposito di incrociare il protagonismo sociale della cittadinanza attiva.
Questo percorso potrebbe essere rafforzato invitando il ministro Provenzano e i presidenti delle regioni meridionali per concertare una strategia di efficiente utilizzazione dei fondi europei a partire da linee comuni? È troppo ambizioso pensare di affiancare un’attenzione per la sperimentazione francese delle sei regioni che intendono rinforzare il campo delle competenze regionali e pilotare un Polo del lavoro nel quadro della futura legge delle «3D» (decentralizzazione, differenziazione, deconcentrazione)? Non dimenticando che non ci può essere sviluppo senza una lotta allargata contro la corruzione in Italia e soprattutto nel Sud.
Isaia Sales e Simona Melorio hanno scritto una splendida Storia dell’Italia corrotta. Potrebbe essere utile l’ incontro pubblico a Scampia dei due autori con il magistrato Gratteri e con il ministro degli Interni Lamorgese,
e la diffusione nelle scuole di una presa di coscienza allargata con la individuazione di alcuni praticabili antidoti?
Come aiutare una transizione ecologica e solidale? Alle sardine è stato mosso il rimprovero di non aver trattato il tema nella lettera al presidente Conte. Intanto a Carditello il 1° di questo mese i comitati afferenti alla rete Stop Biocido hanno incontrato il ministro Costa, cui il 22 novembre avevano consegnato una serie di proposte, con l’obiettivo di una politica per la Terra dei fuochi basata su zero roghi, bonifiche e tutela dell’ambiente e della salute, da sviluppare ulteriormente con tavoli tecnici specifici.
Non c’è dubbio che le sardine potrebbero intensificare questo impegno con la diffusione delle esperienze delle città europee che si battono contro il negazionismo ecologico, sostenendo la battaglia per tenere insieme ecologia e disuguaglianza, per una transizione ecologica e solidale. E chiedendo al Comune di Napoli, che si propone nel documento strategico del preliminare di piano urbanistico di ampliare l’orizzonte verso la questione ecologica, di costruire concretamente il programma economico e gestionale capace di attuare quella prospettiva e di gestire le numerose aree a verde previste nel piano.
Ma il 14 e il 15 l’incontro è a Scampia. È indubbiamente molto significativo che le sardine abbiano scelto Scampia, un quartiere giovane che ha alle spalle una storia sofferta e complessa nella vita della città. Una realtà che si è faticosamente sollevata da una condizione penosa di estrema periferia e che ora l’amministrazione comunale con il progetto Restart si propone di qualificare come polo di rigenerazione del settore nord dell’area metropolitana. Progetto ambizioso, ma difficile, che andrebbe gestito con una forte partecipazione popolare, a partire da un vasto coinvolgimento sociale e istituzionale dei comuni a nord di Napoli e sorretto da una campagna d’informazione. Si può fare?