Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nella terra dei furbetti del sussidio «decaduti» già 9 mila beneficiari
Nelle maglie dei controlli, dai finti poveri ai contrabbandieri. L’anatema di De Luca
Premessa: in Campania il Reddito di cittadinanza è stato accordato a 183.365 famiglie (record nazionale) e coinvolge ben 551.991 persone (anche qui si tratta di un numero da primato). L’importo medio? 599,79 euro al mese. Il che, come per le due precedenti informazioni diffuse dall’Inps a fine gennaio, pone la nostra regione in testa alla classifica nazionale. Dunque, è facile immaginare l’impatto della misura fortemente voluta dai 5 Stelle sul territorio campano. Soprattutto nelle province di Napoli — dove le famiglie beneficiarie sono 111.179 (353.930 i cittadini coinvolti: inutile dire che trattasi di record italiano), alle quali viene erogato mediamente un contributo di 628,99 euro (soltanto a Palermo si riceve di più: 631,54 euro) — e di Caserta: 33.171 i nuclei interessati, per un totale di 94.666 persone, che ricevono mediamente 587,03 euro ogni 30 giorni.
Le revoche
Ma quanti sono coloro che hanno perso il diritto a ricevere il reddito di cittadinanza? Ad oggi — su tutto il territorio della Penisola — risulta che 56 mila nuclei, di cui 50 mila beneficiari di Reddito di Cittadinanza e 6 mila di Pensione di Cittadinanza, sono state cancellate dall’elenco. I motivi di decadenza sono vari: rinuncia del beneficiario (8% dei casi), variazione della situazione reddituale del nucleo (10%), variazione della composizione del nucleo ad eccezione di nascita e morte (39%) e infine variazione congiunta della composizione e della situazione economica del nucleo (42%). In Campania le famiglie che rientrano nella casistica — sempre di fonte Inps — sono 8.894. Alle quali bisogna aggiungere le domande respinte o cancellate, pari a 62.832.
I furbetti
Due operazioni su tutte. Se nel bilancio dell’attività 2019 dell’Ispettorato del lavoro di
Napoli figurano 35 beneficiari del sussidio che avevano già un’occupazione (103 mila euro il danno alle casse pubbliche), a fine dicembre il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha annunciato, in una nota, la scoperta di ben 80 «furbetti» del reddito di cittadinanza, tra cui lavoratori in nero, contrabbandieri e venditori abusivi «storici che operano nei pressi della Reggia vanvitelliana». Di questi 64 illegittimi beneficiari sono stati denunciati all’autorità giudiziaria mentre nei restanti 16 casi è scattata nei loro confronti la segnalazione all’Inps per farli decadere dalla riscossione del contributo. Complessivamente sono stati 255 i componenti dei nuclei familiari oggetto di controllo, che sono poi risultati aver illegittimamente richiesto e percepito il sussidio per un danno alle casse dello Stato stimabile in oltre 200.000 euro, calcolando solamente le somme già materialmente percepite.L’attività di verifica ha permesso di scoprire che circa la metà dei coinvolti lavorava in nero. «Sotto questo profilo la casistica è stata la più varia: pizzaioli, camerieri, baristi, cassieri, addetti ad autolavaggi, operai tessili e calzaturieri, magazzinieri e muratori». Durante un controllo in un negozio, ad esempio, «sono stati scoperti due coniugi che continuavano a vendere al dettaglio capi di abbigliamento, ma utilizzando una partita iva già chiusa e quindi non dichiarando alcun reddito, così da poter contare su un duplice vantaggio illecito: da una parte non pagare alcuna imposta sul reddito e, d’altra, di “arrotondare” percependo anche il reddito di cittadinanza». Altri 25 soggetti sono «risultati invece occuparsi con continuità ed abitualità della vendita al minuto di sigarette di contrabbando. Stesse evidenze sono emerse anche nei confronti di alcuni soggetti dediti alla vendita di prodotti di abbigliamento con marchi contraffatti o di Cd/Dvd in violazione ai diritti d’autore».Emblematico «il caso di un ex titolare di un importante caseificio, il quale, cedute le quote dell’impresa ai propri familiari, pur continuando a tenere un alto tenore di vita, tanto da essere stato più volte fermato a bordo di un potente e lussuoso Suv, ha richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza in quanto nella domanda di sussidio si era “dimenticato” di comprendere nel proprio nucleo familiare la moglie, titolare di redditi e intestataria di beni patrimoniali ben oltre i limiti massimi previsti dalla legge per poter accedere al contributo pubblico».
Il j’accuse
«Ho sempre distinto tra la povera gente vera, a cui abbiamo il dovere di dare una mano, dai figli di buona donna e anche dai delinquenti. Nella nostra realtà, in troppe occasioni il reddito di cittadinanza è servito a pagare la manovalanza della camorra, a far scansare il lavoro stagionale, ad avere un incentivo a fare il doppio lavoro e prendersi il contributo». Sono parole del governatore Vincenzo De Luca, datate 30 ottobre. Un concetto che il presidente della Regione, prima e dopo, ha ribadito (ampliandolo) più volte. «Nei centri per l’impiego — aveva infatti detto il giorno 25 dello stesso mese — stanno accadendo cose gravi, si riversano lì bande di delinquenti, tossicodipendenti che sono andati a minacciare gli impiegati, abbiamo trovato siringhe nei bagni».