Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Brexit e aree interne
L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea segna un cambiamento storico che travolge in pieno l’economia nazionale e regionale. La Campania da almeno cinque anni registra un trend di crescita nelle esportazioni, con un tasso di crescita superiore al 5 per cento. Il Regno Unito è il terzo paese europeo per i nostri prodotti, dopo Germania e Francia. Complessivamente l’export regionale dell’agroalimentare vale circa 4 miliardi di euro, con la particolarità di essere composto da un paniere molto ricco di prodotti, tra i più variegati d’Italia. Solo nel Regno Unito esportiamo prodotti agroalimentari per circa 1 miliardo di euro, quindi si comprende il rischio dei dazi e della concorrenza sleale per le nostre aziende agricole e per l’industria agroalimentare.
A spaventare è il rischio che il cibo Made in Italy in Gran Bretagna possa essere colpito dalle barriere tariffarie e dalle difficoltà di sdoganamento che potrebbero nascere dalla Brexit con una maggiore difficoltà per le consegne.
Ma i rischi derivano anche dalle mani libere che gli inglesi intendono avere verso i prodotti a denominazione. In Campania rischiano di dover affrontare la concorrenza sleale dei prodotti taroccati 33 Dop, 20 Igp, 2 Stg, oltre alle 531 bandiere del gusto, le Pat. Senza i vincoli europei, si rischia di dover combattere una battaglia impari contro l’italian sounding. Stiamo parlando di produzioni che spaziano dai vini al lattiero caseario alla pasta agli ortaggi, ai trasformati, all’olio extravergine d’oliva.
La tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) incide per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che, senza protezione europea, rischia di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari.
Un altro pericolo, al di fuori degli standard Ue, arriva anche dall’affermazione in Gran Bretagna di una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente gran parte del Made in Italy a denominazione di origine, compresi prodotti simbolo del Made in Italy dall’extravergine di oliva, ai salumi, ai formaggi.
L’effetto a cascata sulla nostra economia regionale finirà per interessare in particolare le aree interne ed i piccoli comuni, dove nascono gran parte dei prodotti a marchio, mettendo in sofferenza le aziende più fragili.