Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Napoli, una città thrilling» E Ian Fleming giornalista scoprì scenari per il suo 007
Nel 1960 la visita e l’intervista a un anziano Lucky Luciano «La Mafia non esiste, una invenzione per farvi raccontare storie»
NAPOLI «Lucky Luciano ha occhi quasi immobili, che non sorridono mai, mascella decisa, una notevole economia nei movimenti e nelle espressioni»: parola di Fleming. Ian Fleming.
Il più amato autore di spy stories e «papà» dell’agente segreto britannico James Bond, nel 1960 incontrò a Napoli il leggendario Lucky Luciano, uomo di vertice della criminalità organizzata internazionale. Uno degli «indesiderabili» mandati via dal governo americano. Durante la sua attività di giornalista per la popolare testata inglese «Sunday Times», Fleming ebbe l’incarico di realizzare una serie di articoli che avrebbero dovuto raccontare le tredici città internazionali più «thrilling», più avventurose o semplicemente degne di fare da scenario ad un romanzo di spionaggio: Ian Fleming scelse Napoli. Nota in tutto il mondo per la sua bellezza, per le sue canzoni e per il suo cibo, Napoli – come ambasciatrice dell’Italia – esercitava presso i britannici un fascino indiscutibile.
«Thrilling Cities» era il titolo del libro che venne tratto da questa serie di articoli: «Appena arrivi è come se la città si leccasse i baffi e dicesse “ecco che arriva la preda”, con i giovani scugnizzi pronti ad intimidire, derubare e picchiare gli avventori un po’ come il teppista Fagin in Oliver Twist» afferma Fleming, dopo aver attraversato l’Italia da Torino a Firenze, fino ad approdare ad una Roma caotica e disordinata, alle prese con i cantieri urbani delle allora imminenti Olimpiadi del 1960.
Napoli, «città dalla durezza quasi bestiale», è al centro dell’esplorazione di Fleming.
Una città complessa, articolata, «emozionante, entusiasmante e vivida, nel contempo così simile a un inferno». La visita partenopea dello scrittore inglese – accompagnato dalla moglie – sarà poi completata da successive esplorazioni di Capri, di Paestum, del Vesuvio, delle aree archeologiche di Pompei ed Ercolano e – soprattutto – dei Campi Flegrei.
La visita del capoluogo campano ha un suo momento-chiave nell’intervista a Lucky Luciano, iconico signore del crimine che stava trascorrendo i suoi ultimi anni proprio a Napoli, città in cui avrebbe perso la vita nel 1962. «Unico capace di intrattenere discorsi civili in città», secondo Fleming, Luciano incontra il giornalista e romanziere inglese nelle sale dell’Hotel Excelsior sul Lungomare, al fianco della moglie di Fleming e della fotografa free-lance Lee Thody.
Due protagonisti del Novecento, il re della spy story e il braccio destro di Al Capone, si ritrovano faccia a faccia. Nelle parole di Fleming, la figura di Luciano assume contorni mistici, degni dei migliori villain di 007. D’altronde, lo scrittore inglese aveva già organizzato un incontro tra Luciano e il grande romanziere Raymond Chandler, incontro mai poi avvenuto. La Mafia internazionale, il mondo della droga, l’Fbi, gli Stati Uniti d’America, l’emigrazione sono al centro della lunga intervista di Luciano caratterizzata, alla maniera dei grandi personaggi fleminghiani, da una frase-simbolo: «La Mafia non esiste, è nata solo per far raccontare storie avvincenti a voi giornalisti».
Furono, per la verità, i Campi Flegrei a catturare l’attenzione del papà di 007: «L’ultima visita fu a Cuma, poco a nord di Napoli, vicino al Lago d’Averno, in cui ricorderete, è facile discendere. Qui si trova la grotta della sibilla e fu da queste parti che Enea entrò nel mondo infernale sullo Stige. (Non pensavo a queste cose di da quando, da ragazzo, mi era toccato per punizione scrivere centinaia di righe su Virgilio)».
Raccontando ai suoi lettori la bellezza delle rovine dei templi di Apollo e di Giove e il fascino letterario del Lago d’Averno, Fleming scrisse: «È una zona stupefacente e per la prima volta nella vita mi rammaricai di non avere dedicato più attenzione allo studio dell’Eneide».
L’Antro della Sibilla Cumana fu il grande protagonista del reportage di Fleming: «L’atmosfera di questo luogo oscuro e antico è potente, ma non ostile. Si ha la sensazione che qui siano accadute cose davvero misteriose, ma volte al bene piuttosto che al male».
La visita di Fleming in Campania non è passata inosservata: negli anni Ottanta il romanziere John Gardner, erede letterario di Ian Fleming, ambientò a Napoli «007 Operazione Invincible».
Cinquantotto anni sono trascorsi da «Licenza di Uccidere», primo film della saga cinematografica di Bond, e la spia al servizio segreto di Sua Maestà non smette di affascinare il grande pubblico: tra poche settimane «No Time to Die», venticinquesimo capitolo del franchise britannico, vedrà Daniel Craig nei panni della spia inglese, tra Matera, la Norvegia, la Giamaica e, naturalmente, Londra. E il pubblico ascolterà nuovamente la più celebre battuta della storia del cinema: «Mi chiamo Bond. James Bond».
La descrizione
Appena arrivi è come se la città si leccasse i baffi e dicesse “ecco che arriva la preda”, con i giovani scugnizzi pronti ad intimidire, derubare e picchiare gli avventori un po’ come il teppista Fagin in Oliver Twist