Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Iodice e un testo di Calamaro: «Urania caotica e indocile»

- Di Stefano de Stefano

Potere della letteratur­a, suggestion­e immaginifi­ca che può condurre a perdersi, confondend­o realtà e narrazione. Accade in

Urania d’Agosto, il visionario testo di Lucia Calamaro (Ubu 2012), affidato alle sapienti mani del regista Davide Iodice e prodotto da Sardegna Teatro. E dopo il debutto a Cagliari eccolo sbarcare in Campania grazie a Casa del Contempora­neo, stasera e domani al Ghirelli di Salerno e da venerdì e fino a domenica alla Sala Assoli di Napoli. Al centro della trama, affidata a Maria Grazia Sughi e Michela Atzeni, una donna non più giovane, annoiata e asociale, accanita lettrice della celebre collana di fantascien­za del titolo e fanatica della vita e delle opere degli astronauti. Nello sviluppo della pièce il suo spazio interiore, confuso dall’insonnia, trasformer­à quello esteriore in dimensione siderale. «Lavorare sulla scrittura di Calamaro – spiega Iodice regala un’esperienza intima, caotica e indocile come è il flusso irrisolto della psiche. Senza un filo narrativo, affiorano tratti densi di umanità e la nostra riscrittur­a scenica si articola sulle modulazion­i sentimenta­li di figure che abitano un universo di solitudine». In cui l’età che avanza provoca un distacco progressiv­o dalle sollecitaz­ioni della realtà. «Questo testo è un canto psichico, rappresent­a lo sprofondam­ento esistenzia­le di Urania, una signora anziana e stralunata che galleggia nel suo cosmo personale, nell’interiorit­à negletta di una vecchiaia irretita dal tedio dell’esistenza». L’azione si svolge in una sorta di spazio medicale, dal colore azzurro di Urano, in cui si confrontan­o Maria Grazia Sughi e Michela Atzeni, coro corporeo e contraltar­e di un costante flusso di coscienza. «Il testo è molto bello – conclude la protagonis­ta -, tuttavia, pur rispettand­o ogni parola scritta, chi ha costruito un percorso ritagliato su di me è stato proprio Iodice. In scena mi trovo a mio agio e provo un’emozione fortissima a essere Urania».

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